Dalla visione industriale alla sostenibilità agricola: il successo della famiglia Marangoni tra innovazione e tradizione

Di: Andrea Panziera

LEGGI ANCHE: Cantina “Le Carezze”, un paradiso di biodiversità e degustazioni

Qual è il segreto di un moderno imprenditore di successo? Forse non esiste un’unica risposta, perché contesto, circostanze, status sono fattori che di sicuro incidono nella fase iniziale, ma quasi in parallelo e a poca distanza ne subentrano altri. Probabilmente, quello primigenio, decisivo e più importante, si può sintetizzare in due parole: visione e strategia adeguata alla sua realizzazione. La narrazione economica del nostro Paese dopo la Seconda Guerra Mondiale risulta particolarmente ricca di piccole idee di business che, grazie alla pervicacia di coloro i quali le hanno progettate, nel giro di pochi anni hanno acquisito la forza per uscire da una prima fase artigianale e tramutarsi in poco tempo in importanti aziende industriali. In alcuni casi, anche raggiungendo dimensioni ragguardevoli.

Ma ciò che accomuna queste molteplici iniziative è la costante presenza, fin dalla stesura del progetto, di quelle due paroline magiche, il vero valore aggiunto di ogni attività, la cui scaturigine in molti casi va ascritta al know how recepito e rielaborato, facendo tesoro della expertise acquisita e maturata nelle occupazioni precedenti. Il percorso di queste generazioni di imprenditori, non sempre lineare ed omogeneo, è stato non di rado contraddistinto da alcune caratteristiche operative comuni, metabolizzate ed attuate: i mercati vanno cercati, analizzati e i prodotti/servizi approntati devono offrire soluzioni originali, creative, attente ai vari contesti ed, in primis, economicamente competitive. Tanti Marco Polo “post litteram” itineranti, attenti osservatori degli stadi di sviluppo e dei bisogni dei Paesi visitati, che hanno ben compreso che nel moderno modo di produzione è l’offerta che deve plasmarsi sulla domanda; per attuare questo “modus operandi” le esigenze dei potenziali clienti le devi vedere in loco, in qualunque parte del globo esso si trovi. Il brand che si materializza nella persona fisica, che gira il mondo in lungo e in largo, da Oriente ad Occidente, analizza i problemi da risolvere e propone la soluzione ad hoc.

Luigi Marangoni e la sua famiglia rappresentano la realizzazione classica e riuscita di questa filosofia di vita e di lavoro: i primi passi in un piccolo laboratorio artigianale dopo un’esperienza di Luigi in Riello, creato per la ferrea convinzione, frutto del suo training sul campo, che vi fosse spazio per una proposta mirata ed innovativa nel settore dei dispositivi di sicurezza, filtrazione e regolazione utilizzati negli impianti a gas e di altri combustibili. Dallo sviluppo di questa originaria idea imprenditoriale, si è sviluppata nel corso degli anni la Madas, un complesso industriale che fattura oltre 23 milioni di euro, esporta in 90 Paesi circa l’80% della sua produzione ed è un attore riconosciuto ed apprezzato in tutte le certificazioni internazionali del settore. Ma come spesso capita a chi è dotato di visione, la mente rivolta al futuro trova alimento anche nella memoria del passato, della propria infanzia e dalle radici da cui proveniamo. Molti di noi sono figli o nipoti di contadini ed il ritorno alla terra costituisce in qualche modo una manifestazione implicita di ringraziamento per tutti quei valori positivi che ci sono stati trasmessi e rappresentano un patrimonio intangibile del nostro modo di pensare e di agire. Lascito che per successione naturale siamo portati a trasmettere in dote ai nostri eredi, i quali, come nel caso di Marco, figlio di Luigi e oggi top manager di Madas, sciolgono il dubbio fra ingegneria e agraria praticamente sul filo di lana del loro percorso scolastico.

Non so se, oltre ad una lungimirante scelta di diversificazione, sia stata anche questa la motivazione che ha spinto la famiglia Marangoni ad acquistare una discreta estensione di terreni agricoli a Terrazzo 30 anni fa, per trasformarli negli anni successivi in un piccolo e variegato paradiso di bioagricoltura. Alberi delle specie più diverse, un piccolo laghetto, una fauna divenuta stanziale grazie all’ habitat protetto, convivono con una struttura vitivinicola di rara bellezza. Ma un buon imprenditore, oltre alla estrema cura del contesto, si occupa in via prioritaria della sostanza, con particolare attenzione alle istanze che emergono da un mercato altamente competitivo come quello enologico. Due sono i principi delle linee guida adottati dalla famiglia Marangoni: qualità e sostenibilità. Si tratta di valori volutamente perseguiti e dichiarati indissolubili, che si riflettono nella scelta dei vitigni, con una predilezione per i PIWI, dotati di una grande resistenza alle malattie e quindi poco bisognosi di trattamenti chimici di sintesi. I risultati si palesano in una gamma di prodotti estremamente diversificata, dagli spumanti ai passiti, con un passaggio obbligato fra le migliori varietà di bianchi e di rossi. Una scelta che accontenta le differenti sensibilità sensoriali e i palati più esigenti.

Non stupisce quindi che il brand chiamato “Le Carezze”, nome mutuato dall’omonima strada, ma che implicitamente ricorda gli aromi delicati emanati dai vini, stia facendo incetta di premi e riconoscimenti fra le varie tipologie di questo beverage con i suoi prodotti migliori, in tutti gli eventi nazionali e internazionali a cui prende parte. Ma, come la storia insegna, la “vis creandi” di ogni buon imprenditore fa parte inscindibile del suo patrimonio genetico. Allora rimane in sospeso un quesito: la fervida vena innovativa della famiglia Marangoni potrebbe avere in serbo per il prossimo futuro qualche incursione in attività in qualche modo collegate a quella bio – agricola, magari originate da una redditizia trasformazione dei prodotti di scarto rivenienti dalla lavorazione dell’uva? Confesso che, se ciò accadesse, non ne sarei affatto stupito.