Una visione completa e integrata è il vero fattore di successo di una moderna destinazione. Ce lo spiega il Digital Transformation Expert Hubert Rienzner

Di: Maria Mele

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Il turismo italiano va sempre più verso una gestione coordinata della destinazione turistica caratterizzata da informazioni coerenti per l’ospite e da una partnership tra enti pubblici e privati: il cosiddetto modello DMO (Destination Management Organization). Fondamentali per la gestione del DMO sono una corretta governance strategica e nuovi strumenti tecnologici che recepiscano gli obiettivi del progetto turistico e le esigenze di tutti gli stakeholder coinvolti.

Quali siano questi strumenti tecnologici e come possano aiutare nella gestione integrata dei flussi turistici è ciò che abbiamo provato a comprendere meglio insieme a Hubert Rienzner, digital transformation expert e CEO di Factory, digital hub che sviluppa prodotti e piattaforme digitali per supportare le organizzazioni.

Hubert Rienzner, digital transformation expert e CEO di Factory.

“Più che di strumenti tecnologici parlerei di ecosistema digitale, un framework integrato per la gestione di dati ed esperienze all’interno delle destinazioni turistiche” ci precisa Hubert. “Le singole soluzioni, ormai, devono connettersi in modo fluido per coprire i requisiti tecnologici di una DMO”.

we. Che cosa intendi per ecosistema digitale?

Ecosistema digitale significa fornire soluzioni tecnologiche che, partendo da una banca dati unica, distribuiscano informazioni sempre corrette e aggiornate su tutti i canali di comunicazione interni alla destinazione.
Diversi sono i destinatari delle soluzioni all’interno dell’ecosistema: il visitatore in primis, ma anche i collaboratori delle strutture, gli operatori turistici e, in alcuni casi, addirittura gli abitanti. Così come diverse sono le funzioni che questi sistemi possono svolgere, da quelle informative a quelle commerciali. Ecco perché noi crediamo che l’utilizzo di un ecosistema digitale aiuti a rafforzare la posizione della destinazione turistica.

we. Puoi spiegarci meglio?

Il destination manager si occupa sempre più della gestione territoriale in senso lato e non soltanto di quella turistica. Quanto maggiore è la sua consapevolezza della ricchezza di questo ruolo, tanto maggiori saranno le esigenze per una piattaforma gestionale che lo supporti: diversi i destinatari, diverse sfaccettature. Come la promozione integrata e sistematica della destinazione comunicandone un’immagine univoca ed esaltandone le peculiarità, il servizio squisitamente commerciale nei confronti dei potenziali clienti, la funzione collaborativa tra gli operatori della filiera turistica presenti nell’area di interesse, l’aspetto informativo e di offerta di servizi verso il visitatore, la funzione di piattaforma per erogare formazione e gestire offerte di opportunità per gli operatori turistici, il supporto e la consulenza alle imprese per superare eventuali lacune gestionali… e così via.

we. Uno strumento unico alimentato dai dati di tanti e con mille destinatari, quindi.

Esatto, il database raccoglie in input i dati di tutti gli operatori della filiera – dati che successivamente vengono normalizzati – e gli output che se ne ricavano saranno differenziati a seconda del destinatario. Pensiamo per esempio alle guest card o al servizio di concierge digitale – una app che il cliente utilizza durante il soggiorno –, che gestiscono le esigenze del visitatore, ma anche alle crew card offerte al personale delle strutture, che costituiscono ormai parte integrante dell’offerta economica e di benefit del contratto di collaborazione.

Ultimo, ma non ultimo, la possibilità per il destination manager di raccogliere sulla dashboard tutti i dati relativi alla gestione in una visione aggregata, per effettuare estrazioni e valutazioni. Un portale unico significa anche una miglior indicizzazione sui motori di ricerca.

Credo che questa visione completa e integrata sia il vero fattore critico di successo di una moderna destinazione.

we. Qual è il futuro prossimo venturo delle destination in Italia e come la tecnologia potrà supportarlo?

Io credo moltissimo nella profilazione per personalizzare al massimo l’offerta e credo che l’AI possa aiutarci, in questo, attraverso la costruzione di personas, cioè di segmenti tipo dei viaggiatori, ottenuti attraverso l’anonimizzazione dei dati inseriti a sistema.
Questo è esattamente ciò che fa GAIA, la nuova assistente virtuale già attiva sui totem e infopoint APT Garda Dolomiti, presentata a Riva del Garda durante Destination Lab, il principale appuntamento annuale per le DMO italiane.

we. Perché questo nome e cosa fa esattamente GAIA?

Abbiamo cercato un richiamo alla Terra, il nostro pianeta, e giocato con i termini Generative Artificial Intelligence. GAIA supporta i turisti nel conoscere tutti i dettagli del territorio che li ospita, fornendo loro informazioni, sempre aggiornate, con grandissima precisione. Dopo un lungo periodo di test e di apprendimento ora GAIA, che parla 13 lingue, è in grado di usare un linguaggio estremamente naturale.

Inoltre, poiché noi vediamo la tecnologia sempre al servizio della persona, GAIA contribuisce a innovare e digitalizzare le destinazioni senza sostituire il capitale umano, che può così spostare la propria attenzione da attività ripetitive ad altre a maggiore valore aggiunto.

Supportando gli operatori nella creazione e gestione dei contenuti del sito, GAIA analizza i dati ricevuti raggruppando i viaggiatori per tematiche e segmenti tipo, migliorando la conoscenza del pubblico e, di conseguenza, anche la gestione della destinazione. In questo modo saremo sempre più in grado di personalizzare l’offerta attraverso un approccio predittivo, a differenza di quanto fatto fino a oggi.

Articolo originale su WellMagazine.it.