Con gli investitori azionari sempre più rialzisti, non sembrerebbe questo il momento più propizio per acquistare in modo aggressivo il mercato
Di: Fabio Michettoni
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Gli investitori azionari sono sempre più rialzisti, come non lo sono stati da anni. Per cui, in ottica contrarian, non sembrerebbe questo il momento più propizio per acquistare in modo aggressivo il mercato.
Un’ indagine di Bank of America, che esamina trilioni di dollari di fondi azionari, ha rivelato che gli investitori si sentono più rialzisti sul mercato da novembre 2021. La misura del rialzo di BofA tiene conto essenzialmente della quantità di azioni possedute dai gestori dei fondi e della velocità con cui pensano che l’economia possa crescere ancor di più.
In poche parole, le persone vogliono investire pesantemente nel mercato perché pensano che l’economia e i profitti aziendali continueranno a crescere.
Finora gli Stati Uniti sono riusciti a evitare la recessione, anche se la Federal Reserve ha alzato in modo aggressivo i tassi di interesse nel 2022 per contenere l’inflazione. La convinzione è che l’inflazione si stia raffreddando abbastanza da consentire alla Fed di astenersi da ulteriori aumenti dei tassi. Potrebbe addirittura tagliare i tassi una o due volte a breve.
Questo, combinato con continui guadagni di posti di lavoro, manterrebbe l’economia in crescita e consentirebbe alle aziende, grandi e piccole, di vedere anche una crescita sostenuta delle vendite e dei profitti.
Ecco perché i gestori di fondi non vogliono perdere ulteriori guadagni di mercato e hanno fatto il pieno di azioni, spingendo l’S&P 500 in rialzo del 48% rispetto al minimo di fine 2022.
I gestori di fondi sono ora il benchmark di riferimento per monitorare il sovrappeso sull’equity che al momento è ai massimi da gennaio 2022.
Sempre lo stesso sondaggio di Bank of America, rileva che alla fine di aprile, il 41% netto degli investitori intervistati aveva una posizione sovrappesata in azioni, in aumento di sette punti percentuali rispetto ad aprile.
Di contro la liquidità, come percentuale del portafoglio medio, è scesa al 4% dal 4,2% di aprile, la percentuale più bassa dalla prima metà del 2021.
Questa dinamica, quando tutti sono già super rialzisti, mostra un forte squilibrio del sentiment ed è un segnale che gli investitori dovrebbero quantomeno avvicinare il mercato azionario con circospezione, se non proprio iniziare ad alleggerire i portafogli.
La logica è radicata nel fatto che ora ci sono molti meno soldi a disposizione per fare salire le azioni. Certo, i livelli di allocazione della liquidità sono stati più bassi in passato, ma non di molto. I manager hanno già utilizzato tonnellate di liquidità per acquistare la maggior parte delle azioni che desideravano e stanno mantenendo una certa allocazione in liquidità, che oggi rende circa il 4%.
Ciò ha senso, soprattutto perché permangono rischi per le azioni nella misura in cui la liquidità è comunque ben remunerata.
Ci sono buone ragioni per essere prudenti. La narrativa economica raccontata con toni positivi non è una cosa sicura. Se tutti avessero completa chiarezza sulle mosse della Fed e fiducia che l’economia rimarrà forte, il mercato aumenterebbe ulteriormente, ma nulla è certo. Già questa settimana le vendite al dettaglio hanno rivelato un tasso di crescita percentuale anno su anno basso, a una cifra, nel volume delle merci vendute per aprile, il che indica un indebolimento della domanda dei consumatori.
Nel frattempo, la Fed potrebbe non essere la salvatrice che il mercato vede; l’inflazione è rimasta ben al di sopra dell’obiettivo della banca centrale per diversi mesi e che in mancanza di almeno due tagli dei tassi, l’economia potrebbe rallentare ancora di più, rischiando di provocare un crollo del mercato azionario.