Giulia Cecchettin è il femminicidio che scuote l’Italia. Si presenta la necessità, ora più che mai, di una riflessione urgente

Di: Maya Cordì

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Dall’inizio del 2023 si contano più di cento donne vittime di femminicidio nel nostro Paese; quindici di loro soltanto dal primo Ottobre ad oggi. Se si leggono i nomi, tra queste compare anche quello di Concetta Marruocco – mia compaesana – brutalmente uccisa per una separazione indigesta e per un’inefficienza delle misure di sicurezza. Con lei il femminicidio non è quindi una realtà che riguarda solo le grandi città dove – si sa – è più facile far notizia, ma include anche quelle piccole strade che si percorrono quotidianamente.

Poi, nel mese di Novembre un altro nome inizia a risuonare lungo l’intera penisola; è quello di Giulia Cecchettin. Il suo è l’ennesimo nome e lei è l’ennesima vittima di una realtà inascoltata e mai diversa. Giulia era una ragazza, una Donna, che viveva a 400 km da casa mia, ma che ora sento incredibilmente vicina.

Mia mamma piange come se fosse una di famiglia” – afferma una ragazza durante il raduno dell’Università Sapienza di Roma organizzato il 20 novembre contro la violenza sulle donne – “potevo essere io, poteva essere una mia amica. Potevamo essere amiche” conclude . In fondo, Giulia è diventata immediatamente una di famiglia, ma come sempre è successo troppo tardi.

Chi sono Giulia Cecchettin e Filippo Turetta?

A oggi, qualsiasi piattaforma social, qualsiasi rete radiotelevisiva, qualsiasi giornale e qualsiasi discorso parlano di una povera ragazza entusiasta per gli ultimi preparativi prima della laurea e di un mostro invidioso che le ha stroncato la vita. Ma Giulia e Filippo non sono soltanto l’ultima fotografia che tutti abbiamo di loro. Giulia è una Donna che da anni lottava probabilmente con la paura di una parola di troppo, un messaggio sbagliato, un piatto sporco o una richiesta audace rivolta a un uomo che uomo non è. Un uomo che oggi viene definito “mostro”, ma che persino la sorella della vittima si rifiuta di chiamare tale.

“Il mostro è un’eccezione. Turetta è il figlio sano di una società patriarcale pregna della cultura dello stupro e il femminicidio non è un delitto passionale, ma un delitto di potere” – dichiara nell’appello rivolto ai microfoni della trasmissione Dritto e Rovescio. Possiamo anche risparmiargli quest’appellativo, ma non si può tacere di fronte al disamore oggettivo riservato a Giulia sino agli ultimi gesti.

È amore provare invidia per un traguardo raggiunto da una persona a te vicina? Si dimostra amore controllandole il cellulare? È amore impedire a qualcuno di costruirsi il proprio futuro? No, e non è amore neanche preparare dei biscotti se non sai fare i conti con le tue fragilità e la sera seguente fai vivere un calvario – l’ultimo – a una persona che in te riponeva fiducia.

Cosa sta succedendo con Giulia Cecchettin?

È agghiacciante pensare che mentre si sta scrivendo questo articolo, a Fano si sia consumata un’altra tragedia. Questa volta culminata con lo strangolamento di un’altra Donna, Rita Talamelli, da parte di un altro uomo. Il motivo? Ancora poco chiaro. La dinamica? Sempre la stessa. Tuttavia, in nome di Giulia Cecchettin, nel nostro Paese e oltralpe il grido è più forte che mai.

Vedo profonda rabbia negli occhi delle Donne a me vicine e sento centinaia di voci rotte nelle piazze, nelle Università e tra le mura delle case da parte di Donne e Uomini. Percepisco allerta nello sguardo dei ragazzi che nel mio stesso vagone notano l’espressione di una ragazza intimorita dalla prepotenza di uno sconosciuto che, senza troppi problemi, invade il suo spazio personale. Leggo slogan sempre diversi e sempre più forti nelle mani di chi nei cortei ci mette la faccia pur di farsi sentire.

Quella di Giulia – così come quella di Titti, Rita, Floriana, Francesca o Michelle – è la storia di tutte, ma stavolta ci arriva in maniera diversa. Giulia è una nostra, mia, coetanea ed è parte di una generazione cresciuta con la consapevolezza di un grosso fardello sulle spalle. Giulia è parte di un destino che fa comodo quando si devono trovare le responsabilità, ma ingombra quando dimostra che le cose “stanno proprio così”.

In un Novembre che…

In un Novembre che come ogni anno – e come ogni giorno – ricorda le Donne vittime di violenza. Nelle stesse giornate che hanno visto le sale di tutta Italia riempirsi per una pellicola coraggiosa, vera e sentita di una regista Donna che – forseper raccontarlo così bene tutto questo l’ha vissuto da vicino. In questo che per Giulia stava diventando il mese della svolta, come lo è diventato per tanti suoi coetanei che in questo mese si sono laureati e hanno intrapreso una nuova strada.

Da Donna posso dire che siamo stanche di sentire sempre la solita storia di onore, orgoglio, raptus, amore, dipendenza, fragilità, bontà e perfidia che si intrecciano per poi slegarsi, per poi intrecciarsi di nuovo sino a stringere un nodo stretto a tal punto da non farci più respirare.

Qualcosa però ora è successo; con Giulia e per Giulia qualcosa ha iniziato a scricchiolare. A Padova a Verona, passando per Roma, Pisa e poi Firenze si sta facendo rumore, e va bene così.

Non permetteremo più che ci manchi il fiato, e iniziamo col dissociarci completamente da chi rimane abbindolato da un noto marchio d’abbigliamento – presumibilmente satanista (sic!) – appellandosi a questo per scrollarsi di dosso ogni tipo di responsabilità.

Foto di Maya Cordì – Manifestazione “Passeggiata Arrabbiata“, Non Una Di Meno (Verona, 21 Novembre 2023).