Dove ci sono i fatti, non servono parole: un vecchio adagio partenopeo che riassume pienamente la scontata conclusione del Campionato

Di: Andrea Panziera

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Dove ci sono i fatti, non servono parole! Questo vecchio adagio partenopeo riassume meglio di ogni altra considerazione la scontata conclusione del Campionato, che il Napoli ha stravinto con 5 giornate d’anticipo. Non c’è stata competizione, perché già alla fine del girone d’andata era chiaro l’esito finale. Un timido barlume di speranza per le inseguitrici si era palesato dopo la sconfitta degli azzurri di Spalletti contro l’Inter a S. Siro, ma l’illusione di una possibile riapertura dei giochi è durata pochissimo ed è finita come in quegli incontri di boxe in cui uno dei contendenti sovrasta chiaramente l’avversario: vittoria per manifesta superiorità. Da tifoso interista mi costa ammetterlo, ma da sportivo non posso esimermi dal farlo: troppo più forte l’undici napoletano rispetto a tutte le altre squadre, per fantasia, velocità, trame di gioco, varietà delle soluzioni, continuità. La sconfitta in Champions League contro il Milan è probabilmente frutto di un appagamento inconscio per un traguardo che nessuno, alla vigilia del torneo, riteneva possibile. Ma domenica dopo domenica, partita dopo partita, è apparso evidente che quasi tutti erano incorsi in un grossolano errore di valutazione, che l’organico allestito da De Laurentiis era di tutto rispetto e molto meno “corto” di quanto si potesse ipotizzare. Un attacco che può alternare Osimhen, Kvaratskhelia, Lozano, Raspadori e Simeone, ha ben pochi rivali in Italia e probabilmente persino in Europa. Ma anche tutti gli altri reparti sono composti da calciatori dotati di ottima tecnica, grinta, preparazione atletica e importanti motivazioni, che un allenatore di lungo corso come Spalletti ha saputo trasmettere , creando un invidiabile spirito di gruppo. Quanto ha contato la mano del “mister”? Tanto, tantissimo, soprattutto nel trasferire la consapevolezza dell’essere forti, quest’anno i più forti, fra i primi anche a livello continentale. Si è aperto un ciclo? Difficile a dirsi, anche se l’età dei giocatori, la solidità della società, la perizia e l’esperienza dell’allenatore farebbero propendere per una risposta positiva. Ma nel mondo del calcio il troppo amore della tifoseria, le aspettative cresciute a dismisura dopo un successo insperato, le lusinghe di altre piazze finanziariamente più capienti, possono alterare gli equilibri psicofisici di atleti abbastanza vulnerabili relativamente alla consistenza del loro portafoglio. Ma questi sono problemi del prossimo torneo; ora, spazio alla festa e onore ai vincitori.