Studente di Fashion Design and Technology presso la scuola IFA di Parigi, Giovanni Zocchetta ci racconta la sua esperienza nel concorso Redress Design Award 2023
Di: Camilla Piazzon
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Studente di Fashion Design and Technology presso la scuola IFA di Parigi, Giovanni Zocchetta racconta qui la sua esperienza nel concorso Redress Design Award 2023.
L’intervista a Giovanni Zocchetta
Potresti raccontare brevemente al pubblico chi sei e da dove nasce il tuo interesse per il mondo della moda?
Buongiorno! Sono Giovanni, sono originario di Vicenza e ho ventun anni. Mi sono trasferito a Parigi tre anni fa per seguire la mia passione per la moda che, si può dire, è sempre stata presente, anche se non avevo mai considerato concretamente l’idea di avere una carriera in questo settore. Questo fino alla terza superiore, quando per caso mi sono imbattutto in un video di confezione di un tubino: ho deciso di cercare di riprodurlo, un po’ per gioco e un po’ per sfida per mia sorella. Dal momento in cui mi sono divertito molto ho iniziato ad informarmi e a studiare da autodidatta storia della moda.
Hai recentemente partecipato al concorso Redress Design Award 2023 e sei arrivato tra i semifinalisti. Di cosa si tratta?
Si tratta di una competizione di moda sostenibile, ideata per scoprire nuovi emergenti designer a livello internazionale. E’ un concorso che si tiene tra Hong Kong e Londra, attivo da più di dieci anni e tratta la moda sostenibile. Questo significa che tutte le collezioni devono avere determinati standard di sostenibilità nella moda per essere prese in considerazione tra finalisti e semifinalisti. La mia collezione s’intitola “If only thoughts were tangible” (Se solo i pensieri fossero tangibili), nella quale mi occupo di rappresentare il concetto di pensiero in maniera fisica grazie anche a delle strutture stampate in 3D che verranno successivamente applicate agli abiti.
Cosa significa per te sostenibilità nella moda?
L’industria della moda è una delle più inquinanti nel nostro pianeta in generale: sostenibilità al momento non dovrebbe essere un optional quando si parla di nuove creazioni o collezioni, ma dovrebbe essere la base con cui una persona si approccia al design di moda. Chiaramente, dal mio punto di vista, il pubblico potrebbe percepire la sostenibilità come un’abito deforme, brutto, di non interessante esteticamente. Al contrario, credo che la sostenibilità permetta la sperimentazione con l’aggiunta di un focus sui materiali o nuove tecniche per rendere un qualcosa di estremamente creativo sia nella moda che nel design.
Dove si parla maggiormente di sostenibilità? Noti qualche differenza tra Francia e Italia nel tuo settore?
Credo che in Francia ci sia un ottimo focus sulla sostenibilità, soprattutto nel mio settore. Essendo Parigi una capitale della moda, avere un approccio sostenibile nella creazione sta diventando ben visto e soprattutto ricercato dai clienti. Ho notato questa cosa anche ad Hong Kong: qui ci sono tantissime industrie manifatturiere di abiti che producono molti scarti di tessuti durante le lavorazioni e tutta la città si è adoperata per cercare di recuperarli e reinventarli tramite upcycling.
Sia Italia che Francia hanno una storia lunghissima alle spalle in termini di moda. Per la mia esperienza in Francia in questo settore, noto che c’è un forte desiderio di spingere nuovi designer verso una forte sperimentazione delle nuove tecnologie e applicazioni della moda. Il tutto, sempre cercando di mantenere il patrimonio storico del paese. In Italia questa spinta verso nuove tecniche e sperimentazioni manca. Questo quantomeno, a mio parere e secondo la mia esperienza.
Stai già pensando a futuri progetti?
A luglio mi laureo e finisco così la mia triennale. Successivamente, se arriverò tra i finalisti del concorso Redress a settembre volerò ad Hong Kong per una sfilata della mia collezione. Se, al contrario, non vincessi il concorso, spero di trovare lavoro in qualche azienda, per poi cercare di entrare in un master di Fashion Design sempre qui a Parigi, per proseguire i miei studi. Mi sono trovato bene nell’impresa in cui ho fatto lo stage quindi spero di ritornarci a breve.
E’ possibile consultare i lavori di Giovanni, che ringrazio caldamente, sul suo sito web (clicca qui).