La lama a doppio taglio del mancato accordo Meta-SIAE: addio alla musica sui social? Forse. Ma quel TikTok…

Di: Simone Massenz

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Da poco meno di una settimana è saltato l’accordo tra la SIAE e Meta, l’azienda di Instagram e Facebook. La conseguenza primaria è oramai alla portata di tutti: addio alla musica sui social, quantomeno quelli principali.

E le altre conseguenze? Se da una parte le cause e i seguiti primi sono fondamentali, non si può negare che lo siano altrettanto quelli secondari. Quelli, in breve, a cui magari non si pensa subito, ma che a lungo andare possono generare conflitti, problemi più o meno ingenti, e a cui prima o poi si dovrà rendere conto. Un po’ come il “due” per gli appassionati di briscola: un numero basso, una “scartina”, che non vale punti né è pregiato, ma che insieme si configura come una delle carte più rognose.

Che cos’è successo, quindi? Mi sto dilungando fin troppo, perciò non lo spiegherò ancora e ancora. Puoi trovare ogni informazione cliccando qui. Io mi limiterò ad analizzare il dopo: non cosa è successo, bensì cosa succederà a tal seguito, ovverosia quali saranno le eventuali implicazioni.

Un’ala che si spezza

Non si tratta solo di content creator o di social media manager: il mancato accordo tra SIAE e Meta costituisce un problema soprattutto per i cantanti. Questo perché, banalmente, ogni contenuto contenente tracce dei brani di appartenenza della SIAE è stato bloccato.

Il fatto è che quello della SIAE, che si occupa dei diritti di oltre 62 milioni di opere di autori (italiani e non), non è l’unico repertorio “licenziato”. Anche le canzoni gestite dalla Soundreef sono state coinvolte, nonostante Meta ne avesse assicurato l’estraneità. Ah, una parentesi: fondata nel 2011 da Davide d’Atri, la Soundreef concerne nientemeno che l’alternativa alla SIAE per una stima di circa 26mila artisti italiani e 43mila artisti mondiali. Così, tanto per dire.

I brani di questi artisti non potranno più essere utilizzati sui social. Non compariranno più nelle storie, nei reel, nelle pubblicità. Riesci a comprendere la portata del danno? Considera che i cantanti, con un incremento esponenziale da due anni a questa parte, li utilizzano per comunicare una efficace anticipazione – quasi un “aperitivo”, un assaggio – dei nuovi singoli. Non solo: anche per annunciare l’uscita di un nuovo brano, di modo da incentivare i propri followers all’ascolto e, in particolare, alla condivisione.

Pensa a quante volte un artista ha chiesto direttamente ai propri seguaci di realizzare un video, di pubblicare una storia o un post con un estratto del suo brano, per lo più promettendo di ripostarli sui propri canali. Ecco, ora hai capito: tutto questo non sarà più possibile. Non è banale come possa magari sembrare a prima occhiata: è nientemeno che un’ala di mercato che si spezza, alla stregua di quella di un aereo.

Bussano alla porta: TikTok!

Ora, come sono solito fare, propongo il rovescio della medaglia. Sì, perché qualcuno potrebbe effettivamente trarre un vantaggio dalla cosa, e quel qualcuno sta bussando in modo dirompente alla porta già da qualche tempo: TikTok!

A differenza di Meta, infatti, TikTok continua a mantenere un accordo per le licenze SIAE. Il che significa che da qui in avanti giocherà un ruolo sempre più centrale per gli artisti italiani.

Oltre un miliardo di utenti, un trend (social)mediatico rivoluzionato, una nuova expertise sulle tendenze musicali e sullo stesso modo di fare musica: ecco qui il social network cinese, oramai divenuto a pieno titolo una delle piattaforme di condivisione più in voga.

La potenza di questo social è impressionante, e non solo proverbialmente. Basti pensare ai moltissimi brani che, dopo essere stati utilizzati dagli utenti di TikTok, sono tornati di tendenza apparentemente dal nulla e senza un vero perché. Giusto a titolo informativo, riporto qui l’esempio di Romeo, canzone di Margherita Vicario, il cui verso in greco antico sta or ora spopolando.

Il social e il messaggio? Il social è il messaggio!

È inutile negarlo: il monopolio, legale o illecito che sia, paga sempre. E ora, checché se ne dica, TikTok gode – in potenza, sia chiaro – di un monopolio di non poco conto, quello dell’80% della musica italiana. Il social si sta via via costituendo di un’arma fondamentale, in quanto potrebbe essere l’unico in grado di avvalersi degli artisti del nostro Paese.

Pertanto, mi chiedo di nuovo: quali sono le conseguenze? Semplice! Se TikTok è l’unico social in grado di avvalersi degli artisti, non passerà molto tempo prima che questi capiscano che solo attraverso di esso potranno conseguire appieno l’obiettivo dell’arte: avvicinare i fan alla propria musica, ovvero al messaggio che con essa intendono veicolare.

I social servono anche a questo, no?