Alcuni sondaggi hanno rilevato che l’Italia è il Paese con il maggior numero di sostenitori filo-russi rispetto alle altre Nazioni europee
Di: Andrea Panziera
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Una non più giovanissima signora bionda, che di professione fa la portavoce del regime moscovita, in una delle sue recenti intemerate ha definito il presidente ucraino Zelensky la meretrice dell’Occidente (il termine usato era un tantino più crudo ma certe sottigliezze lessicali le lascio volentieri alla signora Zacharova). In realtà, il pensiero di questa pasionaria putiniana, magari con toni meno perentori e vocaboli un po’ più forbiti, risulta essere condiviso da una platea non marginale di nostri connazionali. Alcuni sondaggi effettuati nei vari Stati europei hanno rilevato che l’Italia è il Paese dove i sostenitori filo-russi sono in numero di gran lunga superiore rispetto a tutte le altre Nazioni europee. Questa variopinta compagnia di giro ha una composizione sociale e culturale piuttosto eterogenea e include persone che, confrontandosi su altri temi, probabilmente non si limiterebbero all’invettiva ma passerebbero a vie di fatto dopo pochissimi secondi di discussione. Capire il motivo per cui la propaganda del Cremlino ha fatto breccia nelle menti di così tante e così diverse persone non è affatto semplice; udire ex-comunisti ed ex- fascisti pronunciare più o meno le stesse argomentazioni sull’origine della guerra, sulle responsabilità delle democrazie occidentali come mandanti morali della medesima, sul complice ruolo dell’Italia in quanto fornitrice di armi all’Ucraina, fa francamente una certa impressione. Questa congerie di benpensanti si è ulteriormente rinvigorita nelle sue convinzioni non appena appresa la notizia della partecipazione di Zelensky al Festival di Sanremo. I più teneri hanno parlato di presenza inopportuna rispetto ad un contesto per così dire “leggero”, altri, pur senza dirlo forse per paura di suscitare l’inevitabile pernacchio, hanno implicitamente evocato una sorta di parità di tribuna: insomma, un po’ come dire “se c’è lui, perché non Putin?” Questa “conventio ad excludendum” contro il Presidente ucraino, che in una Nazione come la nostra è peraltro perfettamente legittima dal momento che la libertà di dire scempiaggini non è di certo punibile (cosa che a Mosca e dintorni, così come in tutti i Paesi, vicini e lontani, suoi sodali, non risulta essere così pacifica), qualunque sia la motivazione ha un unico difetto: è fondata sul nulla. Oppure, ad essere benevoli, su un clamoroso vuoto di memoria. Chiunque abbia seguito nel corso degli anni le edizioni del Festival ricorderà che in più occasioni sono stati ospitati monologhi su argomenti civili e sociali che con le canzonette non c’entravano assolutamente nulla; dalla violenza sulle donne, alla lotta alla mafia, alla rivendicazioni sul lavoro, passando per alcune ospitate di personaggi politici illustri , tra i quali Gorbaciov e consorte. La guerra, con decine di migliaia di morti, non è forse degna della luce dei riflettori del palco dell’Ariston? L’appello di due minuti concessi al leader di un Paese aggredito, sottoposto da un anno a bombardamenti che quotidianamente causano morti e distruzione, è così riprovevole? Una buffonata, come l’ha inopinatamente definita un ex parlamentare giramondo, la cui unica professione attuale è il quotidiano sproloquio massmediatico? Certo, come ha detto un attore teatrale ebreo durante un suo intervento a Roma, la Russia ha l’atomica e bisogna stare attenti. Ed in ogni caso, i nazisti di Kiev, sempre secondo il suddetto, sono colpevoli e non meritano il nostro aiuto (i gloriosi combattenti del gruppo Wagner ringraziano commossi). Attendo ancora di capire se l’alert si traduca in “lasciamoli sfogare lì, prima che vengano a fare danni ancora maggiori qui”. Ma forse, dopo aver letto che una delle sue muse ispiratrici è una nota giornalista USA trumpiana, animata da un complottiamo viscerale e famosa per le sue posizioni antisemite, mi rendo conto che questa paradossale alleanza russofila fra opposti estremismi, deve aver creato qualche corto circuito razionale con annessi danni neurologici. Comunque niente di grave, il Belpaese si chiama così forse anche per la sua imprevedibile bizzarria, di pensiero ed azione. E pazienza se ogni tanto cadiamo nel ridicolo. Siamo gli inventori della Commedia dell’Arte, o no?