Si è conclusa sabato 10 settembre la 79esima edizione della Mostra del cinema di Venezia. Leone d’Oro a All the Beauty and the Bloodshed
Di: Eljona Gjuraj
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Si è conclusa sabato 10 settembre la 79. edizione della Mostra del cinema DI Venezia. Contro ogni previsione, è All the Beauty and the Bloodshed a vincere il Leone d’Oro, un documentario come miglior film. Luca Guadagnino e il suo Bones & All vince il Leone d’argento per la migliore regia.
Quando un documentario emoziona più di un film
Alla 79. edizione della Mostra del cinema di Venezia, un documentario come miglior film, si tratta di All the Beauty and the Bloodshed, diretto dalla regista statunitense Laura Poitras. È il terzo anno consecutivo che a giudicarsi il Leone d’oro è una donna. Anche lei, come Chloé Zhao nel 2020 con Nomadland e Audrey Diwan nel 2021 con La scelta di Anne, affronta tematiche sociali.
Il documentario a primeggiare alla Mostra del cinema di Venezia parla della fotografa ed attivista Nan Goldin che negli ultimi anni si è fatta promotrice di una campagna di attivismo contro la famiglia Sackler, proprietaria della multimilionaria compagnia farmaceutica Purdue, che produsse un farmaco terribile per le crisi da overdose, donando poi soldi ai musei per ottenere detrazioni fiscali.
Ma il documentario non è solo una denuncia di questo scandalo, ma anche un esempio di attivismo attraverso il quale si rivive la cultura underground della New York degli anni 70 e un’opera complessa che ci porta nell’intimità di una donna e artista memorabile non solo nell’arte della fotografia, ma anche del cinema. Laura Poitras, alla conferenza di presentazione di All the Beauty and the Bloodshed aveva dichiarato:
“Grazie alla Mostra di Venezia per avere invitato qui il mio film in Concorso e avere riconosciuto così che il documentario è cinema”.
È vero che non accade spesso che un documentario acceda a un Concorso così prestigioso, solitamente i documentari vengono esclusi perché si preferisce relegare queste opere ad appositi concorsi. Anche se, in realtà, è la seconda volta che il Leone d’Oro va a un documentario. Nella prima occasione vinse, nel 2013, Gianfranco Rosi con Sacro Gra. Laura Poitras, inoltre, non è il primo premio prestigioso che vince, sempre con un documentario si aggiudicò un Oscar nel 2015, con Citizenfour, incentrato sullo scandalo spionistico dell’Nsa denunciato da Edward Snowden.
Luca Guadagnino con Timothée Chalamet è un “leone” d’argento
Era Bones and All, del regista nostrano Luca Guadagnino, il favorito alla 79 edizione della Mostra del Cinema di Venezia. Non solo perché Guadagnino riesce a rendere ogni scena dei suoi film un autentico capolavoro pieno di fascino, ma anche perché il protagonista del film è Timothée Chalamet.
Le aspettative erano altissime da parte della giuria, la quale non è rimasta delusa; infatti, il film si è aggiudicato il Leone d’Argento. D’altronde attore e regista avevano già lavorato insieme in Chiamami col tuo nome, uno dei più grandi successi internazionali degli ultimi anni.
Bones and All prende spunto dall’omonimo romanzo di Camille DeAngelis. La protagonista è Maren, interpretata da Taylor Russell, una diciottenne che si ritrova sola dopo l’abbandono del padre. La ragazza ha continui impulsi di cannibalismo che la costringono a restare emarginata e a nascondersi dalla società. Incontra però Lee, un ragazzo che viva la sua stessa situazione e i due giovani si innamorano perdutamente.
Per la prima volta, Guadagnino, ambienta il film negli Stati Uniti e pare essere un omaggio alle pellicole road movie americane. L’attrice protagonista, Taylor Russell si è aggiudicata il Premio Mastroianni, la quale dopo aver ritirato il premio ha dichiarato:
“Mi sento così onorata di questo premio. Non sarei qui se Luca non mi avesse visto in un momento in cui non credevo nessuno mi avrebbe visto, voglio ringraziare gli altri attori del film a partire da Timothée Chalamet. “
Altri premi
La regista francese di origine senegalese Alice si è aggiudicata due premi importanti: il Leone del futuro per l’opera prima ma anche il Leone d’argento Gran Premio della giuria. Il suo film, Saint Omer, narra una storia vera che ha sconvolto la Francia nel 2016. Presso il Tribunale di Saint-Omer la giovane scrittrice Rama assiste al processo a Laurence Coly, una donna accusata di aver ucciso la figlia di quindici mesi, abbandonata all’arrivo dell’alta marea su una spiaggia nel nord della Francia. Il film riesce a scuotere le capacità di giudizio anche dello spettatore.
A vincere la Coppa Volpi come miglior attrice è Cate Blanchett grazie al ruolo di protagonista in Tár di Todd Field che racconta di Lydia Tár, una rinomata direttrice d’orchestra e compositrice nel mondo internazionale della musica classica, prima donna a ottenere la conduzione della Berlin Orchestra, e omosessuale: verrà accusata di molestie.
Il miglior attore, ad aggiudicarsi la Coppa Volpi, è Colin Farrell per il film Gli Spiriti dell’Isola di Martin McDonagh, che ha ritirato il premio al posto dell’attore considerato che non era presente in sala ma era in collegato da remoto da Los Angeles. McDonagh ha vinto anche il premio per la miglior sceneggiatura.
Sono stati assegnati altri numerosi e meritati premi assegnati dalle cinque giurie internazionali nel corso della Cerimonia di premiazione che si è svolta sabato 10 settembre alle 19. Sicuramente è stato una Mostra del Cinema ricca di conferme, con molti film che mirano a far riflettere lo spettatore più che farlo emozionare, specchio di una società post pandemia che ha bisogno di concretezza e certezze, più che di emozioni.