A distanza di dodici anni dai fatti di cui è accusato, il giornalista Julian Assange rischia l’estradizione negli Stati Uniti

Di: Giorgia Visintin

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Il 1° maggio 2019 il governo degli Stati Uniti apre un’inchiesta contro il giornalista australiano Julian Assange per la presunta intrusione informatica e pubblicazione di documenti riservati. Oggi, agosto 2022 Assange rischia l’estradizione negli Stati Uniti e 175 anni di carcere. Ma la vicenda risale a molto tempo prima.

La cronistoria degli eventi

Nel 2006 il programmatore Julian Assange lancia, insieme ad altri, la piattaforma WikiLeaks, un sito web in cui vengono pubblicati documenti governativi secretati, forniti in maniera anonima. Il contenuto di questi documenti è ritenuto, da parte dell’organizzazione non a scopo di lucro, di pubblico interesse. Assange e i suoi colleghi, in qualità di giornalisti d’inchiesta, considerano diritto di ogni cittadino conoscere le attività e i modus operandi dei loro governi.

È in base a questo principio che nell’aprile del 2010 WikiLeaks pubblica un video che mostra l’uccisione di civili iracheni e di due giornalisti inglesi da parte di un elicottero statunitense. Nei mesi successivi seguono altre pubblicazioni di documenti riservati che testimoniano gravi inadempienze da parte del governo statunitense nel perseguire torture e violenze perpetrate nel corso della guerra in Iraq.

251.287 sono i documenti secretati pubblicati dal sito WikiLeaks, che portano alla luce dinamiche governative a livello mondiale. Rapporti tra gli stati, accordi tra i governi, finanziamenti a forze terroristiche, azioni di guerra illegittime. Alcuni tra questi documenti rivelano l’uccisione di civili da parte delle forze statunitensi durante la guerra in Afghanistan.

A seguito di ciò scoppia lo scandalo WikiLeaks e il caso Assange, ma il giornalista viene invece arrestato con l’accusa di stupro da parte del tribunale di Stoccolma a seguito della denuncia di due ex amanti.

Le accuse non hanno un solido fondamento, e il processo sembra essere più una scusa per poterlo estradare dapprima in Svezia, e successivamente negli Stati Uniti dove ad attenderlo ci sarebbe un processo per spionaggio e divulgazione di documenti riservati.

Un anno dopo, nel novembre 2011, la Gran Bretagna, luogo in cui vive e lavora il giornalista, concede l’estradizione in Svezia. Nel giugno 2012, a seguito del rigetto del ricorso presentato dai suoi avvocati, Assange si rivolge all’ambasciata dell’Ecuador a Londra. Questa decide di dargli asilo, decisione mossa anche dalla speranza che il giornalista e la sua organizzazione potessero svelare alcune attività illecite americane in Ecuador sospettate dal governo ecuadoregno.

Julian Assange resterà rinchiuso nell’ambasciata dell’Ecuador per sette anni. Nel frattempo nel maggio del 2017 l’accusa di stupro viene archiviata. Su di lui permane però un mandato di cattura internazionale per non essersi presentato in tribunale a seguito della concessione di libertà su cauzione.

L’11 aprile 2019, a seguito di un cambio di governo, viene revocato l’asilo politico da parte dell’Ecuador. Questo dà il via libera alla polizia londinese di irrompere nella sede dell’ambasciata e arrestarlo. Assange viene condannato a più di un anno di detenzione da scontare nel carcere di massima sicurezza Belmarsh, per non aver rispettato i termini della libertà su cauzione. Lo stesso giorno il governo degli Stati Uniti apre l’inchiesta per intrusione informatica e divulgazione di documenti riservati, richiedendo l’estradizione di Assange negli Stati Uniti, ovvero il trasferimento dell’imputato per far sì che il processo e l’eventuale sconto della pena si svolgano presso il paese accusante.

Nel gennaio 2021, a seguito di un terribile periodo di reclusione in isolamento, il tribunale inglese nega la richiesta di estradizione negli Stati Uniti per le condizioni di salute, fisiche e mentali, molto precarie.

Nel dicembre 2021 Assange risulta ancora detenuto in “maniera preventiva” per garantire la sua presenza al processo di estradizione in corso.

Aprile 2022: il tribunale di Londra autorizza l’estradizione di Julian Assange negli Stati Uniti. Ora i suoi avvocati hanno depositato presso l’Alta Corte di Londra l’istanza di ultimo appello contro la stessa, l’ultima speranza per il giornalista di non subire la pena che il governo statunitense progetta per lui da un decennio.

A rischio i diritti umani e la libertà di parola

Preoccupa il trattamento che Assange rischia di subire una volta rinchiuso nelle carceri americane. Una volta posto in isolamento, di poco valore sono le rassicurazioni delle autorità statunitensi sul fatto che il detenuto non subirà violenze, torture e abusi, dati i precedenti storici che riguardano le carceri americani e i soprusi subiti dai carcerati. Sempre se non venisse condannato direttamente alla pena di morte.

Nel corso di questi lunghi anni di persecuzione, attorno a Julian Assange si sono raccolte molte organizzazioni in sua difesa, e creati movimenti per la tutela della libertà di parola e di informazione. Amnesty International da anni denuncia le condizioni disumane in cui è costretto a sopravvivere il giornalista, come i sette anni trascorsi in una stanza dell’ambasciata ecuadoregna, e la pressione psicologica subita che lo hanno portato ad istinti suicidi.

Anche il relatore all’ONU sulla tortura e trattamenti inumani si è rivolto agli stati coinvolti in questa vicenda giudiziaria richiedendo che, per il rispetto dei suoi diritti umani, non siano portate avanti ulteriori accuse e anzi gli sia garantito un percorso di riabilitazione.

E molti altri movimenti sociali nati dal popolo si sono mossi in questi anni per raccolte firme per richiedere la sua scarcerazione e campagne di sensibilizzazione sulla storia di Assange e su quello che rappresenta per la libertà di informazione. La condanna di Assange per aver reso pubblici documenti che comprovavano crimini di guerra perpetrati dai governi sarebbe un gravissimo precedente per la libertà di informazione e per il lavoro dei giornalisti di inchiesta.

Si potrebbe ancora parlare di società democratica e libertà di informazione nel momento in cui un governo decidesse cosa i cittadini hanno il diritto di sapere e da cosa invece devono rimanere all’oscuro?