Alla fine di 38 giornate ricche di colpi di scena, con ribaltamenti continui ai vertici della classifica, il Milan ha vinto il suo 19° scudetto
Di: Andrea Panziera
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Spero di non essere accusato di blasfemia, ma in un mondo che si avvia a vele spiegate incontro al metaverso mi sia consentito di utilizzare nel mio commento alla conclusione del Campionato di calcio questa umile ma ben intellegibile metafora.
Alla fine di 38 giornate ricche di colpi di scena, con ribaltamenti continui ai vertici della classifica, il Milan ha vinto il suo 19° scudetto, appaiando l’Inter in questa graduatoria dei titoli in bacheca e gettando il guanto di sfida ai nerazzurri per la conquista della seconda stella. Da tifoso interista mi rimane una sgradevole sensazione di amaro in bocca, ma da sportivo devo ammettere che la squadra di Pioli, per la determinazione, la combattività nei momenti decisivi e la capacità di portare a casa alcuni match decisivi sfruttando al meglio le non molte occasioni avute, ha meritato questo successo.
Il cinismo nel campo di calcio è spesso, se non sempre, una componente imprescindibile per raggiungere i traguardi più importanti e le partite si possono vincere anche all’ultimo minuto di gioco sfruttando un rimpallo favorevole, una distrazione dell’avversario o uno cattivo posizionamento del portiere.
Per i rossoneri, in alcune circostanze, questi elementi sono stati decisivi ma bisogna essere capaci di coglierli e di concretizzarli. Derubricare tutto alla fortuna, soprattutto quando gli episodi si ripetono, non ha molto senso, perché in un torneo lungo come il nostro alla fine la buona e la cattiva sorte si compensano.
Il bel gioco, non accompagnato dalla praticità sotto porta, serve per far sorridere gli esteti ma spesso non è sufficiente a far sollevare i trofei. Così come non basta avere, a detta di tutti, una rosa di calciatori oggettivamente più forte, se alcuni di questi presunti fuoriclasse nei momenti cruciali non timbrano il cartellino, sembrano spompati o distratti. Se un rincalzo, nell’incontro decisivo, effettua il rinvio di un pallone innocuo nella propria porta. Le sfide decisive si possono vincere anche difendendo con le unghie e con i denti quell’ 1 a 0 che magari sei riuscito a segnare in modo rocambolesco. Questo è l’insegnamento che la vittoria del Milan ci consegna.
Infine, due ultime annotazioni. La prima, di tipo squisitamente economico. L’esito di questo Campionato dimostra in modo incontrovertibile che è possibile coniugare successo e compatibilità di bilancio. La dirigenza rossonera ha allestito una compagine pescando qui e là buoni calciatori pagandoli prezzi ragionevoli, non assecondando pretese di ingaggi faraonici. Il valore aggiunto creato è sotto gli occhi di tutti e forse il primo vincitore è proprio il management e la proprietà.
La seconda, il calcio italiano deve ripensare se stesso; l’illusione di poter competere con i grandi club internazionali è miseramente naufragata al loro cospetto nelle competizioni europee. Il trionfo di luglio a Londra aveva illuso molti osservatori e appassionati; è ora di tornare coi piedi per terra e programmare un rilancio che non sarà né breve né facile.