Riparlare di “Senza orario senza bandiera”, con testi del poeta Mannarini e consulenza musicale di Fabrizio De André.

Di: Giampaolo Rizzetto

Se “Senza orario senza bandiera” è nelle mani visionarie e tragiche, caritatevoli e spiazzanti di Mannerini-De André un vero “concept album” sulla ricerca della libertà, il procedimento musicale è però ancora embrionale: manca la lunga suite – caratteristica tipica del “prog” d’Oltremanica e mondiale -; non c’è ancora, in quello che è un’altra “lex” del “prog”, la fusione tra le più disparate fonti sonore (rock, folk, jazz, psichedelia,“space music”, classica, etc); è assente, infine, in quello che è un ulteriore aspetto del “prog” l’ossessione all’interno di una suite per il movimento e l’improvvisazione, idonei a disegnare differenti stati emozionali e ad alternare la ruvida pulsazione con la melodia, l’onirico con il furore ritmico, il sudore con l’estasi. Temi questi che troveranno piena soluzione negli storici album del ’71 e ’72 “Concerto grosso per i New Trolls” e “Searching for the land” in sintonia con quanto sta accadendo in Inghilterra (Genesis, Jethro Tull, Emerson Lake and Palmer, Yes, Gentle Giant, etc.) e con la prima ondata italica (Orme, The Trip, PFM, Banco del Mutuo Soccorso, Garybaldi, Balletto di Bronzo, etc).

(i New Trolls, anni settanta)

Dal punto di vista di una lettura strumentale, però, “Senza orario senza bandiera” è ancora un album di transizione, caratterizzato – malgrado i garbati, illuminanti tocchi “accademici” e le sapienti coloriture di Gian Piero Reverberi – da forme musicali chiuse (la canzone) e da molteplici soluzioni sonore e controllati arrangiamenti, che non portano alla classica suite di quindici, venti, trenta minuti ma che sono esclusivamente funzionali ai contenuti e alle suggestioni di questo o di quel brano. In sintesi una narrazione a brevi capitoli (rock, folk, psichedelia, “space music”, rilievi classici, “ballads “, etc), che non ha più niente da spartire – e qui sta la genialità del quintetto New Trolls e nello specifico del suo “triangolo d’oro”, Gianni Belleno-Vittorio De Scalzi-Nico Di Palo- con l’ingenuità giovanilistica e le leziosità commerciali dell’ultimo beat italico ma che è figlia -anche se non perfettamente assemblata nei codici del “prog” interazionale – di quello straordinario fermento culturale ed artistico che contrassegna il nostro pianeta nell’anno di grazia, il 1968.

Eccellenti, ambiziosi musicisti i New Trolls – primi tra tutti i gruppi italici – intuiscono che i tempi stanno cambiando e nei dieci quadri di “Senza orario senza bandiera” trascrivono- sia pure, e lo ripetiamo, non in maniera simbiotica- le sperimentazioni che arrivano dall’America e dalla Gran Bretagna, sublimandole e trasformandole, però, in letture di maggiore fruibilità e più appropriate al nostro modo di “cantare la voce” grazie al falsetto di Di Palo, alle divagazioni ora “black”, ora melodiche di De Scalzi, alla ritmica assennata di Belleno, al misurato basso di D’Adamo e ai sobri pedali dell’organo hammond di Chiarugi. Sullo sfondo infatti danzano e si muovono tanti “loro” eroi: ci sono i “filosofici”, psichedelici Beatles e i voli dei Vanilla Fudge (“Duemila”, “Al bar dell’angolo”), le soffuse, evanescenti elegie dei Moody Blues (“Vorrei comprare una strada”, “Signore, io sono Irish), l’“errebì” mescolato al folk dei Pretty Things, dei Traffic e degli Who (“Ho veduto” e ancora in “Duemila”), le preziose polifonie dei menestrelli della West Coast (“Susy Forrester”, “Padre O’Brien”), i richiami notturni dei Velvet Underground (“Tom Flaherty”), il sound “antiwar” di Phil Ochs e della controcultura americana (“Ti ricordi, Joe?”), i misurati, infine, rilievi concertistici voluti da Reverberi.

“ Sì, erano – sottolinea Nico Di Palo – “ le nostre stelle polari, i costruttori di un nuovo suono che noi come spugne ascoltavamo dalla mattina alla sera e che ci hanno permesso di trovare una nostra originale strada e di imporci nel panorama “prog” italico. Il colpo di fortuna è arrivato con l’incontro tra tre menti visionarie ed intelligenti come Mannerini, De Andrè e Reverberi e il risultato è quel “Senza bandiera senza orario” che dal punto di vista narrativo è a tutti gli effetti un “concept album” sulla complessità umana, ma che musicalmente, malgrado le “liasons” sinfoniche di Reverberi, è una cascata di gocce prese dai nostri eroi e al tempo stesso riviste da noi e perfettamente “testate” sui significati di questo o di quel brano. La fusione esaltante tra parola e musica per un viaggio-racconto unitario avverrà con lo storico “Concerto grosso per i New Trolls”. Ecco perchè definisco “Senza orario senza bandiera” “una marcia di avvicinamento verso la vera essenza del “prog”.

Nota:
L’occasione di questo intervento è stata la serata organizzata al teatro di Asparetto (frazione di Cerea, provincia di Verona), nell’ambito del ciclo “Canzoni d’autore per voci di donna”, ovvero “Senza orario senza bandiera”: Mannerini e de André, due poeti per i New Trolls.
Hanno partecipato: Giuliana Bergamaschi canto, David Cremoni chitarra, Stefano Benini flauto, Mauro Dal Fior voce recitante, Enrico de Angelis voce narrante.

(nella foto, i tre musicisti della serata)