Nell’odierno Lampi News, una costante nelle vicende italiane degli ultimi 30 anni: il deficit di credibilità politica che periodicamente si manifesta
Di: Andrea Panziera
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Ad ogni evidenza vi è una costante nelle vicende italiane degli ultimi 30 anni: il deficit di credibilità politica che periodicamente si manifesta e rende necessario l’intervento salvifico di un tecnico. Una sorta di “deus ex machina” che deve togliere le castagne dal fuoco e ridare una parvenza di affidabilità, interna ed internazionale, ad un sistema che rischia di avvitarsi su se stesso a motivo di scelte azzardate, poco sostenibili, ovvero di non scelte.
E’ successo con Ciampi dal 1993 al 1994, poi con Monti dal 2011 al 2013 ed ora con Mario Draghi. In tutti questi casi rischiavamo di precipitare nei gorghi di un collasso economico-finanziario che avrebbe messo a rischio le sorti del nostro sistema-Paese, con conseguenze di estrema gravità soprattutto per la tenuta del nostro tessuto sociale e del sistema democratico.
Contrariamente a quanto afferma qualcuno, non si è mai trattato di forzature istituzionali rispetto al libero confronto fra le forze politiche. Si imponeva la doverosa presa d’atto che, in quelle particolari contingenze, serviva l’intervento di una expertise esterna al mondo dei partiti perché in mancanza di questo intervento si rischiava seriamente di andare a sbattere.
Penso che, non a caso, in questi giorni il Presidente del Consiglio sia intervenuto direttamente per commemorare la figura di uno dei Padri fondatori della nostra repubblica, Ugo La Malfa. Ai più giovani questo nome dirà poco o nulla, ma per non poche persone della mia generazione è stato uno dei punti di riferimento ideali, sia per il suo pensiero che per le sue azioni politiche concrete.
Una sorta di coscienza critica della giovane democrazia italiana del dopo guerra, mai disposto al facile compromesso e sempre intransigente nel difendere le sue opinioni, anche se a volte potevano apparire urticanti e non accomodanti. Un politico mai disposto a lisciare il pelo ai potenziali elettori per raccattare qualche voto in più.
Dopo la militanza nel Partito d’Azione, riprese dalle ceneri e portò a nuova vita il Partito Repubblicano di mazziniana memoria e se anche in termini di consenso alle urne non andò mai sopra il 3-4%, la sua influenza e le sue idee furono determinanti in molte decisioni che contribuirono in modo determinante al periodo del boom dei primi anni ’60.
Per i giovani che, come me, si appassionarono allo studio dell’Economia, costituì una fonte continua di ispirazione per la logica rigorosa delle sue tesi e la profondità delle argomentazioni con cui le difendeva. Ricordo le sue accorate parole sul rischio del “non Governo”, intendendo con questo termine l’incapacità, o peggio la non volontà di affrontare i nodi strutturali del Paese, la scelta opportunistica di non promuovere le indispensabili riforme per evitare il rischio della perdita del consenso.
Assieme a figure di analogo spessore etico e politico, penso fra gli altri a De Gasperi, Moro, Pertini, Berlinguer, ha rappresentato per anni un faro delle nostre Istituzioni, un modello a cui attingere per trarre ispirazione e arricchimento culturale. Forse mi sbaglio, ma ho la sensazione che coloro i quali dovrebbero essere i fari dei nostri giorni, siano nella maggior parte dei casi luci un po’ spente o decisamente fioche.