Erina Yashima ha diretto la IX Sinfonia di Beethoven all’Arena di Verona. L’esecuzione è stata dedicata alla memoria di Ezio Boss
Di: Roberto Tirapelle
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Domenica 22 agosto, Erina Yashima ha debuttato alla guida di Orchestra e Coro della Fondazione Arena con un cast vocale di primo livello per l’Ode alla gioia:
il soprano Ruth Iniesta, applauditissima Liù al fianco di Netrebko ed Eyvazov, il mezzosoprano Daniela Barcellona e il tenore Saimir Pirgu, entrambi raffinati belcantisti richiesti in tutto il mondo e al debutto stagionale in Arena, l’esperto basso Michele Pertusi, fresco vincitore del Premio internazionale Maria Callas.
Sulle scenografie digitali, l’ultima sinfonia di Ludwig van Beethoven percorre le piazze d’Europa con le fotografie storiche della Fondazioni Alinari per la Fotografia di Firenze
Eseguita solo per tre volte nella storia del Festival, l’ultima sinfonia compiuta di Ludwig van Beethoven (1770-1827) è tornata per un’unica serata con una fortissima valenza simbolica. Inizialmente programmata per il Festival 2020 per festeggiare il 250° anniversario della nascita del compositore, avrebbe visto salire sul podio Ezio Bosso, che l’aveva annunciata personalmente al pubblico in occasione della trionfale esecuzione dei Carmina Burana all’Arena di Verona. La riprogrammazione dovuta alla pandemia e la prematura scomparsa del Maestro hanno rimandato l’evento al 22 agosto del Festival 2021.
Dichiarazione di Cecilia Gasdia, Sovrintendente e Direttore Artistico della Fondazione Arena di Verona
“Ascoltare questo capolavoro dal vivo è sempre un privilegio ma quest’esecuzione è per noi tutti di Fondazione Arena carica di significato ed emozione. È il nostro omaggio a Beethoven e allo stesso tempo all’amico Ezio, che credeva nel potere della Musica e della condivisione. Lo ricordiamo in questo modo, con l’impegno e la passione che lo contraddistinguevano nel portare la Bellezza a tutti quelli che la credevano patrimonio di pochi: è stata una delle nostre missioni in questo Festival. Il nostro auspicio migliore per l’Arena e il suo pubblico, per l’Italia della Cultura e dello Spettacolo, per il mondo tutto, è quello racchiuso nei versi di Schiller e nella musica di Beethoven che non cessano di essere universali: che si torni ad abbracciarsi davvero con gioia e a guardare al futuro non con paura ma con speranza”.
Il podio areniano nel corso del 2021 si è tinto di rosa come non mai: dopo l’anteprima guidata da Nil Venditti e l’emozionante Messa da Requiem verdiana diretta da Speranza Scappucci, il debutto areniano di Erina Yashima conferma per Fondazione Arena lo sguardo attento al presente e al futuro dei migliori talenti internazionali, senza distinzione di genere.
Se nelle esecuzioni più importanti o nella discografia più selettiva si incontrano Direttori d’orchestra come Toscanini (nel 1913), Bohm (nel 1965), Bernstein (nel 1989, caduta del Muro), Furtwangler, Klemperer, von Karajan, Tennstedt, Harnoncourt, Gardiner, Vanska, si può ben dire che Erina Yashima ha avuto coraggio, abnegazione alla musica, autostima di genere. Un gladiatore schivo nella buca dell’orchestra, di fronte il Coro e i solisti, attorno migliaia di persone euforiche e commosse.
Erina Yashima, maestro tedesco di origini giapponesi, attualmente impegnata nei complessi d’eccellenza degli Stati Uniti, prima al fianco di Riccardo Muti presso la Chicago Symphony Orchestra, quindi come Assistant Conductor della Philadelphia Orchestra.
L’intervista
Direttore, che sensazioni ha provato nel debuttare all’Arena di Verona, location storicamente fondamentale dei teatri lirici all’aperto.
“Fare il mio debutto nell’Arena di Verona con la Nona Sinfonia di Beethoven è come un sogno che diventa realtà. Due monumenti grandissimi, l’uno sinfonico, l’altro architettonico — quindi le emozioni sono immense. Ma è anche una grande gioia poter condividere questa bellissima musica col pubblico dal vivo nell’Arena dopo questi bruttissimi mesi. Così facciamo insieme un viaggio musicale per aspera ad astra.”
Direttore, nel suo repertorio ho visto che frequenta Mozart e Rossini. Sono due compositori che ama?
“Mozart e Rossini sono due compositori che sento vicini a me. Forse “Le Nozze di Figaro” è una delle mie opere preferite. E’ incredibile come Mozart e da Ponte seppero ritrarre la natura di noi esseri umani.”
Maestro è già venuta a dirigere in Italia. Ha avuto una buona esperienza?
“L‘esperienza di fare opere italiane in Italia è veramente molto speciale. Si capisce immediatamente l’importanza della relazione tra la musica e le parole, sia dalla parte dei cantanti, sia del pubblico. Ad esempio, la prova generale è spesso aperta per le scuole ed è bellissimo quando si sentono le reazioni sincere e immediate dei bambini. Ovviamente non è così se si deve leggere una traduzione dai sopratitoli e la maggior parte del repertorio operistico è in italiano. Quindi credo che in Italia si sappia apprezzare l’opera in un modo molto diretto e profondo.”
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(Si ringrazia Ufficio stampa Fondazione Arena)