Un intricato intreccio di reti personali e informali che si scontrano e si alleano: ecco la configurazione del potere politico cinese, una lotta spesso oscura per gli osservatori esterni

Di: Lorenzo Bossola

LEGGI ANCHE: In Cina, si potranno avere tre figli

La Repubblica Popolare Cinese vanta 1 miliardo e 400 milioni di persone: circa 90 milioni di esse sono membri del partito comunista; circa 3000, invece, sono “quadri di alto livello”; e circa 400 sono membri del comitato centrale, mentre 25 fanno parte del Politburo e sette del comitato permanente del Politburo. Uno solo è il segretario generale.

Ma perché, ci domandiamo, alcune persone hanno il potere di occupare le più importanti cariche e posizioni all’interno del partito comunista, e quindi dello Stato, e altre no? Com’è mediata l’allocazione del potere all’interno del Partito?

Spoiler: sono tutte domande che non hanno una risposta chiara e soddisfacente, a meno che voi stessi non siate un membro del Politburo.

La configurazione del potere politico a Pechino è complessa ed estremamente articolata. Non ci sono quindi strumenti concettuali facilmente utilizzabili per sbrogliare l’intricato intreccio, anche perché l’opacità delle istituzioni e delle personalità del partito è uno dei più importanti asset a loro disposizione.

Le fazioni

La carriera

Tradizionalmente, si è utilizzato il concetto di “fazione” per dar senso ai diversi gruppi di potere all’interno dell’élite cinese. Ciò che unisce diverse persone può essere il luogo in cui svolgono la propria carriera politica, come la “fazione di Shanghai” dell’ex segretario generale del partito Jiang Zemin.

Grazie alla sua carriera come sindaco e, soprattutto, come segretario del partito della città, Zemin è riuscito a creare un gruppo di potere estremamente influente. Facevano parte di questa fazione l’ex primo ministro Zhu Rongji, colui che ha negoziato l’ingresso della Cina nel Organizzazione Mondiale del Commercio, l’ideologo di partito Wang Huning, consigliere politico di tre generazioni di segretari generali – tra cui Xi Jinping – e membro del comitato permanente del Politburo, e molti altri rappresentanti della super élite.

Le università, la Lega della gioventù e il petrolio

Un altro luogo di aggregazione politica sono le università. Ne sono un esempio le prestigiose Qinghua University e Beida University di Pechino e la Fudan University di Shanghai. L’ex segretario generale Hu Jintao e il suo primo ministro Wen Jiabao si sono laureati alla Qinghua University, così come Xi jinping. Queste università giocano un ruolo chiave nel creare una élite istruita e competente di stampo quasi tecnocratico.

Un terzo luogo è la “Lega della gioventù cinese”, che svolge la funzione di forgiare ideologicamente i giovani leader del futuro. L’ex segretario generale Hu Jintao e l’attuale primo ministro Li Kegiang sono passati dalle cariche più alte di questa istituzione.

Infine, un’altra influente fazione è quella legata al petrolio. Troviamo un ottimo esempio in Zhou Yongkang, lo zar della sicurezza epurato da Xi Jinping con l’accusa di corruzione e abuso di potere. Yongkang è stato anche primo membro del comitato permanente del Politburo condannato all’ergastolo ed espulso dal partito.

Il problema delle fazioni

Il vero problema dell’utilizzo delle fazioni è che molte persone sembrano appartenere a molte fazioni diverse e che nessuno appartiene in maniera esclusiva ad una. La rigidità di queste categorie non sembra adattarsi bene alla politica cinese, perché manca di elasticità. Inoltre, la semplice appartenenza a una fazione non coglie le differenze e somiglianze ideologiche che esistono tra i diversi membri del partito.

Nelle democrazie multipartitiche occidentali, le differenze ideologiche sono generalmente distinte tra i diversi partiti; in Cina, invece, queste differenze devono coesistere sotto l’egida del partito. Quindi, un gruppo basato semplicemente sul luogo geografico di carriera o di studi non può tenere conto delle idee dei suoi membri.  

È dunque impossibile identificare gruppi stabili, un’aristocrazia permanente che governa il Paese. Più conveniente è invece concettualizzare che a contendersi il potere politico, spesso scontrandosi, siano diversi gruppi elitari dinamici, in continuo cambiamento e dai confini sfumanti, i cui membri si spostano e mutano costantemente.

Il network

La nuova categoria da utilizzare è quella di “network”, la quale riesce a inglobare e a dar senso alle alleanze personali e alle relazioni ideologiche, istituzionali ed economiche che si formano attorno ad ogni singola personalità politica. La dinamicità di questa rete ben concettualizza le sfumature di engagement e i legami instaurati tra il centro, che può essere sia Xi Jinping sia un quadro di basso livello di una città sperduta, e tutti gli altri membri della rete.

Il concetto di network si avvicina al concetto tradizionale cinese di guanxi (关系), studiato e analizzato dal grande sociologo cinese Fei Xiaotong (费孝通). Può essere tradotto con “relazione”, “connessione”.

Fino a poche decadi fa, la Cina era prevalentemente rurale, e la società rurale è una società parrocchiale. Ogni singolo individuo di ogni piccolo o grande gruppo familiare ha una sua rete di connessioni, chi più potente e chi meno. Ogni persona sta al centro del proprio circolo e, allo stesso tempo, fa parte, con diverse intensità, dei circoli di altre persone. Questa interpretazione è estremamente dinamica; insieme, tiene conto dei legami che possono nascere tra diverse persone.

Un potere disperso

Dopo la morte di Mao Zedong, nel 1976, l’era della singola personalità, del leader supremo che controlla tutto il controllabile, è stata dismessa dal partito stesso. Quindi, pensare – anche nella Cina di Xi Jinping, ma con sempre più riserve – che il potere politico ricada su una singola persona è impossibile.

Oggigiorno, il potere non è più follemente centralizzato: è disperso tra varie persone, tra più entità politiche ed economiche, sia nazionali che locali. Un esempio è la rimozione di Zhao Ziyang dal suo incarico di segretario generale del partito dopo gli eventi di piazza Tienanmen nel 1989. Il suo potere politico e il suo network non erano sufficienti a contrastare tutto il partito, in particolare Deng Xiaoping; pertanto, egli è stato dimesso e ha speso i successivi 14 anni, fino alla morte, agli arresti domiciliari.

Ergo, è chiaro che l’accesso a cariche istituzionali, anche d’alto livello, non garantisce l’effettivo potere politico. Questo perché il potere giace spesso al di fuori di cariche o posizioni ufficiali. Specialmente tra gli anni ‘80 e ’90, vi erano figure politiche che navigavano tra gli spazi grigi istituzionali e burocratici.

L’esempio per eccellenza è il paramount leader Deng Xiaoping, che, anche senza mai essere stato il segretario generale del partito, ha dettato la linea per la rinascita cinese per 15 anni. Analogamente, il ruolo che ricoprono gli “anziani” di una generazione politica è altamente oscuro e certamente si estende ben al di là di quando si ritirano da tutte le cariche. Il passaggio di potere da una generazione all’altra, per evitare lotte sanguinose a discapito del partito, è sempre mediato dalle generazioni precedenti. Ciò che realmente importa è la rete di conoscenze personali e la tipologia delle relazioni con le altre persone.

I legami

All’interno del flusso dinamico del network vi sono legami più importanti e potenti di altri. I legami familiari con personalità influenti garantiscono un vantaggio immediato e un capitale politico difficilmente recuperabile. Ad esempio, i figli e i nipoti degli Otto Immortali, un gruppo di vecchi politici sopravvissuti a purghe e periodi difficili, hanno tramutato il proprio vantaggio in ricchezza personale, come ruoli nelle gigantesche compagnie statali o alte posizioni nel partito.

Oltre ai legami di sangue, politici, di amicizia, ideologici, accademici e di business, può essere fonte di potere averne con l’esercito. Xi Jinping, sempre seguendo la linea d’azione maoista per cui “il Partito controlla i fucili”, ha saputo sfruttare il proprio lavoro in alcune commissioni militari all’inizio degli anni 80 costruendosi una fitta rete con il mondo militare. Oltre a essere il segretario generale del partito, infatti, egli è il presidente della commissione militare centrale e di una serie di gruppi per la riforma dell’esercito.

Un potere a porte chiuse

In conclusione, ricostruire le reti d’influenza e capire perché un certo politico abbia raggiunto un certo livello di potere o una certa posizione è un compito arduo, se non quasi impossibile, proprio a causa del carattere informale e opaco intrinseco del sistema.

Gli arcana imperii del potere cinese, per un occhio esterno, sono comprensibili solo fino a un certo punto: si può studiare e ipotizzare che una certa carriera, un certo business, una parentela o un’amicizia possano aver contribuito al successo o all’insuccesso, ma spesso mancano i fondamentali tasselli di mezzo.

Per fare un paragone con qualcosa di più vicino a noi, sappiamo che un arcivescovo di Buenos Aires è stato eletto Papa e siamo anche a conoscenza della sua biografia sacerdotale; tuttavia, non sappiamo effettivamente perché sia stato scelto proprio lui nel conclave del 2013. Le porte chiuse del potere non permettono di tener traccia di tutti gli equilibri e le influenze che si instaurano tra i diversi politici.