Su 101mila disoccupati, 99mila sono donne: una disparità di genere da sempre presente nel mondo del lavoro e amplificata dalla pandemia

Di: Marina Storti

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I dati Istat, emersi da un recente studio, dimostrano che la pandemia ha amplificato le disuguaglianze sociali. L’occupazione italiana è peggiorata a causa della seconda ondata e delle nuove chiusure.

A dicembre, gli occupati erano diminuiti di 101mila unità, numero reso ancora più preoccupante dalla suddivisione di genere con cui questo si è verificato. Si parla, difatti, di un crollo quasi interamente femminile, con 99mila donne finite disoccupate o inattive.

Disparità di genere

Le disparità di genere nel mondo del lavoro sono da sempre un problema, ancora prima dell’emergenza sanitaria. Non è un caso, infatti, che la differenza tra il salario annuale medio percepito dalle donne e dagli uomini sia intorno al 20%.

Disparità di genere
Cr. ph. Palermomania.it

Tuttavia, alla base della questione retributiva sta il problema dell’occupazione femminile. Il Censis, all’inizio del 2020, ha rivelato che il tasso di attività femminile rappresentava il 56% circa, contro il 75% degli uomini. Dati ulteriormente precitati durante l’anno.

Ciononostante, è importante considerare che le donne sono prevalentemente impiegate nei settori maggiormente colpiti dalla crisi, con contratti instabili e privi di sicurezza, come il part-time. Si ritiene dunque che le prime “vittime sacrificali” dei datori di lavoro, con al seguito numerosi fenomeni di licenziamento, siano proprio le donne.

Gli effetti della pandemia

L’emergenza sanitaria sta amplificando quelle disuguaglianze già insite nella struttura sociale dell’Italia pre-pandemica. Le donne, con un tasso molto basso di occupazione, salari scarsi e contratti precari, oggi sono le prime a subire gli effetti della crisi.

Disparità di genere
Cr. ph. AndriaLive.it

Inutile credere a chi insiste nel ribadire che, soprattutto dinnanzi alla pandemia, la situazione sia rimasta uguale per tutti: da sempre, nonostante secoli di lotte e conquiste, le donne vengono ancora considerate inferiori agli uomini, giudicate – o addirittura scelte – sulla base della volontà di divenire madri, come se fosse qualcosa di cui vergognarsi – motivo, quindi, discriminatorio.

Perché una donna non può ricoprire certi ruoli? Perché è sempre così difficile vedere una figura femminili occupare posizioni rilevanti per il Paese? Le disuguaglianze economiche, sociali, razziali e di genere sono da sempre vive, accentuate e accettate, e ciò rischia di avere conseguenze più catastrofiche del virus stesso.

Dobbiamo cambiare, per il nostro futuro. Lasciare che le donne raggiungano tutti gli obiettivi che desiderano, senza sentirsi giudicate solo perché “donne”. È un mondo che auspichiamo di vedere presto.