Uscito su tutte le piattaforme con il primo singolo “E invece”, il veronese Elia Truschelli è ora pronto per la pubblicazione del suo primo album omonimo, unico nel suo genere in Italia

Di: Arianna Mantoan e Samuela Piccoli

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È uscito il 15 gennaio 2021 il primo singolo del giovane cantautore veronese Elia Truschelli. Il brano, intitolato E invece, è solo il preludio a qualcosa di più grande: l’artista infatti ha già fra i suoi progetti futuri la pubblicazione di un EP, che porterà il suo nome.

Appassionato di musica fin da bambino, Elia ha proseguito gli studi in quest’ambito all’Accademia di musica moderna Lizard di Verona, dove si è concentrato principalmente su canto e scrittura. Sono queste le due modalità espressive che l’artista sente effettivamente come “proprie” e che gli permettono di descrivere appieno la sua complessa vita interiore.

Il cantautore ci ha concesso un’intervista esclusiva per raccontarci brevemente il suo profondo rapporto col mondo della musica e, in particolare, la genesi del suo primo singolo E invece. Per ascoltare il brano, clicca qui.

L’intervista a Elia Truschelli

Da dove viene l’ispirazione per il tuo pezzo?

“Ho vissuto una storia importante, che ha lasciato il segno. Il brano E invece è nato per essere una dedica e ha finito per diventare autobiografico; infatti, ho inserito anche particolari della mia vita quotidiana. Mi sono ritrovato da solo con i problemi domestici, come fare la lavatrice e sbagliare il programma del bucato. Problemi da uomo, insomma. L’idea è nata da questo sentimento forte che, per un po’ di tempo, ha lasciato dentro di me dubbi e incertezze.

Ci è voluto del tempo per elaborare la fine della storia, quindi la canzone non è fine a sé stessa. Usciranno altri brani con lo stesso tema visto da un’ottica diversa. Questa canzone mi ha aiutato a superare il momento. Il brano in questione è stato scritto insieme a un altro autore, Stefano Paviani, ed è anche grazie a lui se ho tirato fuori tutte queste emozioni. In due si riesce ad avere una visione a 360° del tema e di quello che si vuole dire”.

Qual è la tua fonte di ispirazione?

“Quando scrivo, e si può sentire anche in E invece, cammino nelle zone di San Zeno di Montagna, dove abito. Essendo un paesino di montagna vicino al lago di Garda, è la fonte di ispirazione maggiore per i miei pezzi. Questo brano e gli altri che usciranno sono nati qui, in queste zone. Quando ci sono momenti in cui devo fare ordine nella testa, mi piace andare a camminare in mezzo a questa meravigliosa natura”.

Ti ho sentito nominare più di un brano, quindi la mia domanda successiva è: hai già un album in preparazione?

“È già stato registrato, più che un album, un EP di sei brani. E invece è il primo singolo uscito; un altro uscirà a breve; poi ce ne sarà un terzo e con il esso arriverà l’EP di sei brani. Uno di questi brani è una versione piano-voce del singolo Buona prospettiva, uscito nel 2017. L’idea era quella di fare una versione acustica del brano. Sono due anni che lavoriamo all’album: il nome con cui uscirà è il mio, ma senza i musicisti che hanno collaborato a questo progetto non sarebbe stato prodotto un lavoro così bello e chiaro a livello di coerenza musicale.

Gli arrangiamenti sono stati fatti dai musicisti; io ho messo solo note e parole, la musica l’hanno messa loro. È il primo lavoro che faccio interamente da solo per quanto riguarda la scrittura e, con quest’esperienza, ho incontrato persone di valore che con grande umiltà e passione hanno capito il mio messaggio e il mio background musicale. Ho un’attività anche live, ma non in italiano”.

Quali sono le tue aspirazioni e i tuoi progetti futuri?

“La musica è il mio lavoro da qualche anno. Vorrei portare avanti la parte cantautorale, che sta prendendo piede nella mia vita. L’attività live adesso è ferma a causa del COVID-19. Insegno musica e canto in diverse scuole, tra cui la Lizard e la Salieri di Caselle di Sommacampagna. Ho anche una scuola mia, sempre sotto il marchio Lizard. Quindi, la musica fa già parte della mia vita, sotto quest’aspetto.

Ci sono progetti futuri pronti, ma, a causa della pandemia, dovranno aspettare. Fra questi c’è un concerto con i brani del disco e alcune cover di artisti vicini al mio genere. Vorremmo portarlo in teatro con una sezione di archi. L’esperienza mi entusiasmerebbe molto, e poi le canzoni si prestano a essere suonate di fronte a un pubblico abituato a frequentare i teatri”.

Quando hai deciso di dedicarti alla musica e perché?

“Ho iniziato a pensarlo come lavoro circa 6 o 7 anni fa, quando lavoravo con mio padre artigiano nell’azienda di famiglia. Io ora sono dietro le quinte, do una mano quando posso. Mentre lavoravo, studiavo musica all’Accademia e coltivavo l’idea di poterlo fare come professione. Ho capito che non potevo più andare avanti con l’altro lavoro quando, per una serie di eventi fortuiti, mi si è presentata l’occasione di insegnare. C’è stato un periodo di transizione in cui portavo avanti entrambe le attività; poi, ho deciso di buttarmi e di rischiare, lasciando l’altro lavoro e iniziando a fare solo il musicista.

La mia famiglia non ha capito subito, ma poi ha accettato la mia decisione. Adesso sono orgogliosi di me, anche perché hanno sempre saputo che era il mio sogno e quanto fosse importante per me. La parte più dura del cambiare lavoro è stato il fattore economico. Ho dovuto tirare la cinghia per un po’: essendo all’inizio, le entrate erano poche e dovevo limitarmi. Ci sarà una canzone in cui racconto quanto sia stata dura per me. Poi, però, ho cominciato a ingranare. Non è certo come lavorare per otto ore in azienda, dove percepisci uno stipendio. Con la musica è diverso, non sai nulla. È così tutt’ora: oggi potrei prendere un tot, domani chissà… Dipende da quanti allievi vengono. Però, ora che tutto si è più o meno stabilizzato, ho capito di aver fatto la scelta giusta e non tornerei mai indietro”.

Qual è la canzone che senti più tua?

E invece, che è anche la prima canzone pubblicata, e il secondo singolo, Gelato a mezzanotte, che avevo già proposto a un concorso musicale (Verona in love, ndr.) a febbraio dell’anno scorso, arrivando in finale. Sono questi due singoli quelli che sento più forti nell’EP. E invece è stato il primo che ho scritto da solo, poi revisionato da Stefano Paviani. In questo brano ci sono dentro io; fin dall’inizio sentivo che aveva una buona potenza espressiva.

Il secondo singolo, Gelato a mezzanotte, è invece il brano che mi ha fatto soffrire di più in assoluto. Ci ho messo ben tre anni a concluderlo: sentivo che potevo creare un messaggio profondo, c’era una bella unione tra musica e testo, ma non riuscivo a scrivere la parola fine. Pensavo di non aver detto abbastanza e continuavo a modificarlo. È stato grazie alla partecipazione al concorso che mi sono deciso a chiudere il pezzo.

Alla fine, quest’esperienza ha dato i suoi frutti, perché mi ha permesso di conoscere Mosè Santamaria, cantautore veronese, che adesso è il mio agente. Lavora per la Mar Agency, la stessa agenzia che distribuisce i miei pezzi. Il vero problema con Gelato a mezzanotte era percepire la potenzialità del brano senza mai riuscire a finirlo. Me lo direte anche voi quando lo ascolterete, ma credo sia ancora più intenso di E invece”.

Un’ultima domanda: a quali autori italiani e stranieri ti ispiri?

“I brani da cui prendo ispirazione e che mi aiutano a essere più creativo sono quelli di Damien Rice, mio punto di riferimento costante. Dal punto di vista della musica straniera, lui è quello che si avvicina di più al mio stile, sia come interpretazione che come parole e musica; dal punto di vista di quella italiana, sento molto vicino Nicolò Fabi, un maestro. Se dovessi nominare un brano di Rice che amo, vi direi I don’t want to change you. A breve faremo una cover e la pubblicheremo”.