L’intervista ad Antonio Palmisano, in arte Tripla Pi, cantautore della provincia veronese di soli 21 anni e autore di “Blu-Ray”
Di: Redazione
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Antonio, quando hai iniziato a dedicarti alla musica?
“La musica ha sempre fatto parte della mia vita fin da quando ero bambino. Il mio primo approccio è stato quando avevo circa 10/11 anni, grazie a mio padre, che frequentava un corso di batteria. Mi ricordo che, ogni volta che era in garage ad allenarsi, scendevo con lui per guardarlo suonare e rimanevo incantato dal ritmo che aveva. Infatti, dopo poco tempo, ho chiesto ai miei genitori se potessi iscrivermi a un corso, così da poter imparare anch’io a suonare. Quindi, ho studiato batteria e percussioni per 8 anni, cosa che mi ha permesso di apprendere un grande senso del ritmo e del tempo”.
Da quanto componi?
“Per quanto riguarda la composizione, ho cominciato a 13 anni, quando mia madre, in occasione delle Feste, mi ha regalato una chitarra classica con un libretto per imparare i diversi accordi. In poco tempo ho iniziato a strimpellare le prime note e a suonare le prime cover. Inoltre, in quel periodo in televisione davano la serie tv I Cesaroni, in cui uno dei protagonisti, come me, si divertiva in camera sua a suonare la chitarra. Lui scriveva anche canzoni, perciò ho provato anch’io a scrivere il mio primo brano: da quel momento, boom!”.
Perché proprio la musica? Cosa ti fa provare?
“Purtroppo – o per fortuna –, sono un ragazzo molto sensibile: tramite la musica ho trovato un modo per esprimere questa mia grande sensibilità, in quanto davanti agli altri tendo sempre a non dimostrarla. Ecco, la musica mi permette di essere me stesso, di esprimermi senza essere giudicato”.
Di che genere ti occupi? E quali sono i tuoi preferiti?
“Non mi identifico in un unico genere musicale, faccio sempre quello che mi diverte e che mi fa stare bene. Ad ogni modo, mi dedico principalmente alla musica pop. Per quanto riguarda i generi che ascolto, da un paio di anni mi sono ‘convertito” all’hip-hop e al trap. Convertito perché fino ai 18 anni ho sempre ascoltato musica pop e punk; infatti, ero un patito di Marco Mengoni e adoravo i Green Day”.
Ritieni la musica una valida forma espressiva?
“Certo! Come detto pocanzi, attraverso la musica esprimo la mia persona, la mia sensibilità, tolgo tutte le maschere che mostro agli altri e rimango senza filtri. Come cita Pirandello in Uno, nessuno e centomila, ‘Le persone non sono come sembrano nell’essenza di essa stessa, bensì sono altri, nell’apparenza della loro sostanza di come gli altri pensano che queste persone debbano essere’. Ad ogni modo, penso che non solo la musica sia una valida forma espressiva, ma che tutte le forme d’arte lo siano, in quanto l’obbiettivo dell’arte è solo uno, ossia esprimere”.
Parliamo di Blu-Ray: quando hai iniziato a scriverla?
“Ho incominciato a scrivere Blu-Ray una notte di un paio di mesi fa. Quella sera avevo chiuso con una ragazza con cui era nato un flirt da qualche tempo. Tornato a casa, deluso perché avrei voluto dirle alcune cose, ma non avevo trovato il coraggio per farlo, ho deciso di farglielo sapere attraverso ciò che mi viene meglio nella vita: una canzone”.
Qual è il significato di Blu-Ray? Quale il messaggio che intendevi veicolare?
“A volte si crede che il gioco non valga la candela, ma in realtà lo si pensa solamente per paura di fallire, per paura di mettersi in determinate situazioni: ecco cosa vuol dire Blu-Ray. Oltre a un significato metaforico, attribuisco a questo brano anche un ‘valore affettivo’, perché, a mio avviso, è la canzone più bella che abbia mai scritto. Non solo a livello testuale, ma a 360°. Questo grazie anche al mio produttore, Riccardo Perinelli (in arte EFA), che è stato capace di rendere il pezzo magico e per questo lo ringrazio”.
“Per il momento, non ho altro in cantiere. Sono molto concentrato su aspetti quali social, promozioni, shooting. Non so quando uscirà la prossima canzone, anche perché le cose belle si fanno aspettare (sorride, ndr)”.
Cosa ti ispira? Da dove deriva l’idea delle musiche che componi?
“Tutto ciò che mi fa sentire vivo lo trasformo in musica. Qualsiasi occasione stravolgente che mi accade, positiva o negativa che sia, diventa musica per le mie orecchie. Tuttavia, ho un debole per l’amore”.
Cosa consiglieresti a chi intende iniziare a comporre?
“Non mi sento ancora di offrire consigli, anche perché sono l’ultimo arrivato. L’unica cosa che tengo a dire è quella di non porsi limiti: sognate, credeteci, non pensate che una cosa sia impossibile; osate, perché, se davvero una cosa la volete, fidatevi che arriva. Tante volte mi sono sentito dire: ‘Antonio, vivi sulle nuvole’ e io ho sempre risposto che avevano ragione, che sulle nuvole io ci sto bene. Dico sempre che voglio arrivare a 50 anni, seduto sulla mia poltrona, con la mia sigaretta in mano, senza avere alcun tipo di rimorso”.
Pensi di fare della musica la tua fonte di vita e guadagno, un giorno?
“Certamente. Sono sicuro al 100% che nella vita voglio fare l’artista e vivere grazie alla musica. Tuttavia, talvolta mi sorgono dei dubbi, poiché l’ambizione porta a prefissare obbiettivi molto difficili. Più volte mi trovo in contrasto con me stesso, dicendomi: ‘Ma non potevi sognare di fare il meccanico o, semplicemente, di avere una famiglia felice?’. Quando però mi posiziono davanti al microfono, svaniscono le paranoie e sono semplicemente felice”.
Descrivi il tuo brano in poche parole: “Blu-Ray è.…”?
“Blu-Ray è una gran figata!”.
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