Un eroe senza calzamaglia né mantello: ecco Tarcisio Benedetti, l’uomo che contribuì alla transizione democratica del Cile
Di: Samuela Piccoli
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Durante una normalissima giornata di lavoro o di studio si incontrano molte persone delle quali si sa poco o nulla. Tante di loro ci passano accanto senza lasciare alcun segno, mentre altre entrano a far parte del nostro quotidiano. Per non parlare poi di “quelli a cui non daresti un soldo bucato” o che, a prima vista, sembrerebbero persone ordinarie. È proprio vero che, a volte, l’apparenza inganna: dietro a un viso comune o a una vita apparentemente tranquilla può celarsi una persona che ha compiuto azioni straordinarie, un eroe senza calzamaglia né mantello.
Circa un anno fa, durante una delle mie lezioni di inglese, sedeva in seconda fila un simpatico signore dall’età non ben precisata. Il suo nome era ed è Tarcisio Benedetti e ogni tanto ci raccontava di un Paese lontano in cui aveva vissuto anni addietro: il Cile.
Molte persone decidono di trascorrere una parte della loro vita all’estero, non c’è nulla di strano in questo; ma quello che avrei scoperto in seguito è che, grazie anche al suo contributo, era caduta una delle più sanguinose dittature del ventesimo secolo. L’ 11 settembre del 1973, infatti, un colpo di stato guidato dal generale Pinochet rovesciò il governo democraticamente eletto di Salvador Allende, dando vita ad una delle dittature più sanguinose della storia.
Tarcisio Benedetti
Tarcisio Benedetti nasce a san Pietro in Cariano nel 1947. Decide in giovane età di abbracciare la vita ecclesiastica e di andare a studiare in seminario. È spinto dalla voglia di dedicarsi al prossimo. Nel frattempo, si interessa alle vicende dell’America Latina, in cui la maggioranza della popolazione vive in condizioni precarie e viene costantemente sfruttata.
Conclusi gli studi di teologia, decide di abbandonare l’ideale sacerdotale e, inoltre, deve prestare servizio militare. Al seguito delle sue tendenze ideologiche, non parte per la leva, dedicandosi invece al servizio civile. Quindi, nel 1974, insieme alla moglie Alba Bontempi, salpa alla volta del Cile, in piena dittatura, per insegnare alla scuola professionale di Curanilahue. I due vi rimangono fino al 1978, quando sono costretti a lasciare il Paese in gran segreto, braccati dalla polizia del regime, per aver stampato bollettini clandestini da parte dell’opposizione democratica.
Il rientro a Verona e il Progetto Alborada
Ritornato a Verona con la moglie e la figlia, Tarcisio ripensa spesso alla gente che stava lottando per la libertà. Riprende il lavoro alla Mondadori, dove rimane fino al 1987. Nello stesso anno parte nuovamente per il Cile grazie al Progetto Alborada, nato dalla collaborazione tra il sindacato cileno e quello italiano.
Il progetto prevedeva la realizzazione di un centro grafico che fosse d’appoggio alla stampa d’opposizione da poco nata. La giunta militare possedeva infatti la quasi totalità dei quotidiani, delle radio e delle televisioni; per tale ragione, diffondeva l’immagine di una realtà ben diversa da quella presente nel Paese.
L’opposizione democratica del “Fortin Mapocho” e del “La Epoca”
Nel 1984 nasce un quindicinale, il “Fortin Mapocho”, che negli anni e grazie al Progetto Alborada diviene il giornale più letto dalla popolazione. Lo scopo di Tarcisio era appunto quello di creare e dirigere un centro grafico per permettere la stampa delle pubblicazioni dell’opposizione democratica. E grazie alla sua abilità a alle sue conoscenze tecniche, il Fortin Mapocho passa ben presto da quindicinale a quotidiano, assumendo il nome di “Fortin Diario”.
Insieme a un altro giornale, “La Epoca”, rappresenta una costante spina nel fianco per il regime militare, tanto da essere spesso boicottato. L’opera del centro grafico e del suo direttore risulta fondamentale per l’opposizione in occasione del plebiscito del 5 ottobre 1988, che sancisce il rifiuto della popolazione per la nuova rielezione di Pinochet quale presidente del Cile.
L’anno seguente si svolgono le elezioni presidenziali, a cui Alborada contribuirà efficacemente per la designazione del nuovo presidente Patricio Aylwin Asocar. La vittoria di Aylwin segna l’inizio del ritorno alla democrazia in questo Paese tanto martoriato. Da quel momento, grazie anche all’impegno di un nostro concittadino, si avvierà la transizione democratica che ancora oggi sta avendo luogo in Cile.
Tarcisio Benedetti, Alborada, la rotativa della libertà
Durante il lockdown, Tarcisio ha deciso di raccontare la sua incredibile storia in un libro, dal titolo Alborada, la rotativa della libertà, che uscirà a breve. Ascoltando i suoi racconti di vita vissuta, si può imparare che non è necessaria la fama per essere eroi: basta avere un cuore grande rivolto al prossimo.