L’angolo di Eupalla di oggi prende in causa la teoria dello studente Tommaso: seguire il “modello Borussia” può dirsi una strategia attuabile?

Di: Andrea Panziera

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Un mio studente di Padova, fervente juventino, sostiene che bisognerebbe smetterla di ingaggiare attempati calciatori stranieri strapagati. Calciatori che non di rado vengono in Italia per svernare, consumando stancamente le loro ultime stagioni pedatorie.

Il modello che a suo dire si dovrebbe seguire è quello del Borussia Dortmund: età media molto bassa, giovani con grinta e gamba, vogliosi di mettersi in mostra e dalle pretese economiche non esorbitanti. In realtà, nella compagine tedesca giallonera le cose non stanno esattamente nei termini descritti da Tommaso – questo il nome dello studente. In linea di massima, si può affermare che esiste più di un esempio a livello continentale che riconduce a questa filosofia.

Sorge inevitabile una domanda: se questa è effettivamente la strada giusta, per quale motivo da anni sia nella Bundesliga che in Europa primeggia il Bayern Monaco, che ha scelto una via quasi diametralmente opposta?

La risposta di Eupalla nel segno dei Top Player

Nel nostro Campionato, l’Atalanta e quasi tutte le cosiddette provinciali, più per necessità che per altre ragioni, hanno una strategia societaria abbastanza simile a quella auspicata da Tommaso. E in qualche caso i risultati sul campo sono di tutto rispetto. Tuttavia, il recente confronto con il Liverpool, guarda caso allenato dall’ex del Borussia Jurgen Klopp, ha evidenziato la differenza fra un club costruito per vincere tutto e (quasi) subito e un altro che, pur esibendo prestazioni maiuscole, si perde di fronte a top player di classe superiore, abituati ad affrontare sfide ad altissimi livelli.

Tornando alle partite di casa nostra, la giornata di ieri conferma impietosamente il déjà vu dei turni precedenti. Alla fine, senza la zampata decisiva del campione, le partite non si vincono. Vale per il Milan di Ibrahimovic, per la Juventus di Ronaldo e per l’Inter di Lukaku. A parte il centravanti nerazzurro, gli altri due sono più vicini ai 40 che ai 30. Ci sarebbe da chiedersi come sarebbe la classifica senza le loro prodezze.

Poi, per quanto tempo i tifosi dei club più blasonati sarebbero disponibili ad attendere che la crescita di giovani promettenti e meno pretenziosi in termini di ingaggio consenta di raggiungere i vertici delle competizioni nazionali e internazionali? E quale tra gli attuali proprietari continuerebbe a investire centinaia di milioni di euro senza la speranza concreta di traguardi a breve termine?

Godiamoci per intanto l’attuale incertezza che rende il Campionato più interessante. E, comunque, complimenti a De Zerbi, che con il suo Sassuolo sta andando aldilà di ogni più rosea previsione.