Il punto sui mercati ai tempi del Covid-19. Un approfondimento del Prof. Fabio Michettoni, Socio SIAT Professional
Di: Fabio Michettoni (Socio SIAT Professional)
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Il Covid-19, cioè la malattia da Coronavirus, partendo dalla Cina ha ormai messo sotto pressione la capacità produttiva del mondo intero, falcidiando quei prezzi di borsa che dell’economia sono un leading indicator e, di fatto, un proxy affidabile.
Un improvviso evento esterno, insomma, che ha impattato negativamente sui mercati. Questi, anabolizzati dai potenti QE delle Banche Centrali di tutto il mondo e in piena sindrome da autoreferenza, avevano garantito per due lustri l’integrità del paradigma che “I soldi vanno dove rendono di più”, cioè in un regime di tassi. Oltre ogni ragionevole previsione, il mercato azionario continua ad attrarre capitali, autoalimentando un rialzo come se non ci fosse un domani.
Il suddetto paradigma, valido fino allo scorso gennaio, si è disintegrato. Gli investitori sono stati costretti a rivedere velocemente le proprie strategie, fortemente a leve e concentrate prevalentemente sul breve periodo. Fatto sta che le vendite sono arrivare copiose e le leve sono state parzialmente alleggerite, anche per i margin call giunti sui desk dei Risk Manager degli investitori istituzionali.
Tecnicamente, l’Indice Morgan Stanley in Dollari USA, dopo aver segnato i massimi il 12 Febbraio, il 24 febbraio è collassato. Rompendo l’importante supporto su base 2.338, esso ha autoalimentato un ribasso causato da uno shock di liquidità. Liquidità contrattasi improvvisamente per chiusura affrettata delle operazioni di Carry Trade su Euro/Yen e comunque su valute a basso tasso di interesse. Di fatto, proprio la dinamica di riallineamento IRP – Interest Rate Parity -, in assenza di arbitraggi, ha rimescolato le carte sul mercato di cambi, privando il mercato azionario della necessaria liquidità.
Covid-19 e mercati, un drenaggio di liquidità. Quanto durerà?
Quanto durerà questo drenaggio di liquidità dai mercati? Dipenderà dalla velocità dalle manovre espansive poste in essere in prima istanza dalla FED e poi dalla Banca Centrale Canadese, alle quali dovrebbero allinearsi tutte le altre Banche Centrali, BCE compresa.
Analogie storiche sono piuttosto ardue da trovare. Ci troviamo in un periodo nuovo, deflattivo, rispetto al normale assetto di tipo inflattivo del secolo precedente e del primo decennio di questo secolo. Gli assiomi sono tutti saltati: le dinamiche di azione e reazione sono molto più veloci di prima; gli economisti fanno fatica a valutate appieno le potenzialità di una congiuntura che di fatto non esiste più; e si viaggia sulle opportunità di allocazione di liquidità che danno extra-rendimento sul breve-medio periodo.
Il paradosso è che i drivers che hanno orientato il rialzo dell’ultimo decennio sono ancora validi; pertanto, una volta assorbito l’effetto shock del Coronavirus, potremo riapprezzare una risalita delle quotazioni azionarie. Ciò potrebbe verificarsi entro la fine della prossima primavera e dopo aver toccato area 1890/1900 di Indice Morgan Stanley World.