Sara Giannone, giovanissima autrice de “I racconti dell’insonnia”, ci racconta la sua esperienza con l’insonnia, il dono e la maledizione alla base della sua opera

Di: Simone Massenz

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Mentre in principio attribuivo l’abilità creativa a un ingente sforzo cognitivo […], con Sara Giannone ho dovuto ammettere l’esistenza di un caso particolare: quello in cui lo sforzo cognitivo c’è, ma non può dirsi conscio.

Sono queste le parole che danno il via alla Prefazione de I racconti dell’insonnia, il primo libro della 22enne Sara Giannone. L’opera, composta da un insieme di racconti indipendenti, indaga la natura delle emozioni, il loro sviluppo e la loro creazione. A farla da padrone personaggi intrappolati in un limbo morale, i quali, né buoni né cattivi, tentano di sopravvivere alle angherie di un mondo difficile. Così, Sara Giannone trascrive su carta le follie sorte da notti di veglia involontaria, attimi di creatività desunti da un’apparente maledizione: l’insonnia.

Che cos’è l’insonnia?

L’insonnia consiste in un disturbo del sonno che sfocia nell’incapacità di dormire nonostante il bisogno fisiologico. Di riflesso, essa causa ingenti problemi nel corso delle ore diurne. I sintomi principali comprendono la stanchezza, l’irritabilità, la difficoltà di apprendimento e, nei casi più gravi, il mancato consolidamento della memoria e la perdita di interesse nei confronti delle attività quotidiane. La polarità opposta dell’insonnia è l’ipersonnia, che si manifesta nei termini di un’eccessiva sonnolenza diurna (ESD).

I soggetti insonni lamentano di non essere in grado di prendere sonno o talvolta di riuscirvi soltanto per pochi istanti. Se il disturbo si prolunga per più notti consecutive, l’insonnia rischia di divenire cronica e di causare un debito estremamente nocivo per la salute. Infatti, seppur in maniera inconsapevole, spesso l’individuo spinge il proprio corpo al limite della sopportazione, incorrendo in gravi deficit fisici e mentali.

I racconti dell’insonnia : l’intervista a Sara Giannone

Sara, il filo conduttore nel tuo libro è l’insonnia, una presenza di cui non si parla, ma che funge da base per l’opera. Da quanto ne soffri?

“Ho sempre avuto difficoltà a dormire, sin da quando ero molto piccola. Non riuscivo a prendere sonno facilmente e una volta addormentata facevo principalmente brutti sogni. Col tempo, ho iniziato a dormire sempre meno e gli incubi sono diventati via via più complessi”.

Cosa significa convivere con l’insonnia? Come cambia la vita di una persona?

“Quando il sonno arriva, è un momento da cogliere istantaneamente. Sai che può durare poco e che non ti puoi permettere di perderlo. È fastidioso, a volte sto male la mattina dopo a causa degli incubi e la mancanza di sonno mi rende stanca. In un certo senso, però, è anche un superpotere, una sorta di dono: hai a disposizione un sacco di ore in più per studiare o fare altro”.

Esistono strategie, metodi specifici per arginare questo problema?

“Per quanto mi riguarda, finora non ne ho mai trovati. Anzi, se ne scoprite qualcuno, fatemelo sapere!”

Parlaci de I racconti dell’insonnia: quando hai iniziato a scriverlo e quale ruolo ha giocato l’insonnia?

“Ho iniziato a scrivere alcuni dei racconti che lo compongono nel 2015. L’idea in principio era solo quella di mettere su carta i sogni più strani o inquietanti che facevo. Più avanti, ho iniziato a pensare che forse sarebbero potuti interessare a qualcuno o quantomeno che avrebbero potuto trasmettere le emozioni che provavo durante il ‘sonno'”.

Nella Prefazione si parla di un’insonnia che “genera creatività”: sei d’accordo? Pensi che le due sfere, nel tuo caso, siano collegate?

“Indubbiamente senza l’insonnia non avrei creato la maggior parte dei miei racconti. Senza l’insonnia, cioè, non avrei sentito il bisogno di esorcizzare i miei incubi e quindi non avrei iniziato a scrivere”.

Lasciamoci con un suggerimento: cosa vuoi consigliare a chi soffre di insonnia?

“L’insonnia è un problema, una difficoltà, ma talvolta anche dai problemi e dalle difficoltà possono nascere cose buone. Nel mio caso, condividere gli incubi li ha resi un po’ meno brutti e un po’ più sopportabili. L’unico consiglio che posso dare è quello di continuare a cercare una soluzione. Fate il possibile per trovare la vostra soluzione”.

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Sara Giannone è nata a Lecce il 23 febbraio 1998 e studia Scienze e tecniche psicologiche presso l’Università di Lecce.