di Ida Motteran.
Immaginate di andare al mare. È presto, quando di gente ancora non ce n’è molta: voi, il rumore delle onde, gli altri pochi avventurosi che armati di caffè e crema solare cercano il posto ideale dove sistemarsi.
Immaginate di fare il bagno. L’acqua è fresca (non fredda, quella temperatura ideale che, insieme alla caffeina ormai in circolo, vi aiuta a cancellare le ultime tracce di sonno), un blu cobalto, fiordaliso. Una progressione di colori sempre più scuri, vibranti, spruzzati qui e là di bianco.
Immaginate di tornare sulla battigia, di andare a stendervi proprio in quel punto con il rapporto ideale tra sole ed ombra, con anche quel filo di vento che rende il calore dei raggi solari non solo sopportabile, ma piacevole sulla pelle.
E immaginate poi di allungare le dita oltre il bordo dell’asciugamano. Di immergerle nella sabbia, scavando fino a quando l’umidità non la rende più granulosa, un po’ più compatta. Giusto quel che basta per potersi intrattenere premendo il centro friabile, rompendo grumo dopo grumo. Non serve nemmeno aprire gli occhi per farlo.
Solo che poi arriva quel grumo che non si rompe, neanche premendo un po’ di più. E se aprite gli occhi, in mano non vi trovate più sabbia, ma un mozzicone di sigaretta.
Ed ecco! Adesso che avete notato il primo, è impossibile non vedere tutti gli altri. Là, vicino alle ciabatte; poco più in su, tra il vostro telo e quello del vicino; in un lampo, apparso e poi sommerso di nuovo, quando il bagnante che sta facendo il percorso inverso a quello che avete appena fatto voi solleva momentaneamente la sabbia con il piede.
Magari, per sfizio, cominciate a raccoglierne uno. Quello più vicino al telo – senza dovervi nemmeno alzare. Poi tocca a quello un po’ più in là. Il bisogno di continuare cresce un po’ di più ad ogni nuovo mozzicone raccolto.
Il primo problema che si presenta è che sono tanti, così tanti che ogni volta che ne raccogliete uno sembrano spuntarne tre nuovi, lì dove siete appena passati. Il secondo è in chi, finché voi ripetete questo bizzarro rituale (ricerca, sospiro, piegamento per raccogliere, e così via), osserva con placida noncuranza, giusto per poi lasciar cadere la loro, di sigaretta.
Poi però ci sono loro: la signora di mezz’età, che armata di sacchetto (più organizzata di voi, che siete stati solo spinti dall’idea del momento) batte centimetro per centimetro il bagnasciuga, borbottando maledizioni destinate a chi rende questo lavoro necessario; le famiglie, che dopo aver osservato per qualche minuto per capire cosa stia succedendo, cominciano ad organizzarsi per fare la stessa cosa. La fiducia un po’ risanata, immaginate come sarebbe se tutti, poco a poco, si risvegliassero dal torpore della noncuranza. Se si potesse arrivare a quell’azzurro invitante senza dover chiudere gli occhi e fingere di non vedere quello che stiamo facendo.