Mentre l’incendio divampa per ore sul tetto di Notre Dame, cade la guglia e bruciano gli interni centenari in legno, tutti dovremmo raccoglierci a riflettere su un evento che distrugge un pezzo di storia non solo francese ma di tutta Europa, una preziosa testimonianza della storia dell’arte e della cultura. E, mi sia consentito, sentirci senza remore un po’ francesi , uniti da un sentimento di condivisione per una devastazione che priverà per molti anni a venire il mondo intero di una delle opere architettoniche più visitate e ammirate. Leggendo i commenti su quello sfogatoio per frustrati e ignoranti che sono diventati i social mi rendo conto che per una non trascurabile fetta di aficionados, i quali evidentemente non hanno niente di meglio da fare che vomitare idiozie a getto continuo, il crepitio delle fiamme è accolto come una sorta di vendetta divina che punisce la superbia del Presidente Macron. Qualcuno ha anche la pretesa di essere spiritoso …“ se non basta l’acqua usa lo champagne..”, non rendendosi conto che con questa battuta potrebbe al massimo ambire al premio “cretino dell’anno”. Non c’è da stupirsi se in questa come in altre occasioni si materializza l’alleanza fra l’ala più becera del sovranismo nostrano e la truculenza jihadista: entrambe le fazioni provano evidentemente un orgasmo da annientamento di tutto quello che non sanno capire e apprezzare. Pur essendo convintamente laico non posso esimermi dal chiedere al buon Dio la grazia di rendere sterili le madri di tutti i potenziali imbecilli, la cui molesta protervia è sempre più intollerabile.