Dal sogno di un bambino di otto anni alla carriera di astrofisico: Amedeo Balbi ha dedicato la vita all’astronomia e al porsi domande sul cosmo
Di: Chiara Tomasella
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Forse, ingenuamente, verrebbe da pensare che ad oggi, con un PhD e una cattedra all’università di Roma Tor Vergata, la quantità di interrogativi sullo spazio e sui suoi misteri sia drasticamente diminuita per Balbi, da quel primo giorno di stupore vissuto sfogliando le pagine di un libro del 1980.
Trovare risposte, tuttavia, non significa altro che avere domande diverse da porsi. Amedeo ha scritto libri e articoli scientifici, ha aperto un canale YouTube che porta il suo nome, partecipato a conferenze, trasmissioni radiofoniche e televisive, a festival come il CICAP Fest. E questa non è altro che una piccola parte del suo curriculum.
Eppure, il 95% dell’universo resta ancora ignoto anche a lui (come a tutti). Si tratta di un enorme spazio da indagare, se pensiamo che anche sulla piccola percentuale rimanente che possiamo osservare, quel 5% riempito da materia ordinaria, ci sono interrogativi sospesi, teorie dibattute, scoperte da compiere. Senza contare il fatto che questo spazio si espande a una velocità superiore a quella della luce e, proprio mentre scrivo, diventa ancora più grande.
Il nostro universo
Proprio perché stelle, pianeti e altri corpi celesti ci sono noti, almeno in quanto formati dagli stessi elementi e sottoposti alle stesse leggi fisiche, le risposte che possiamo ottenere osservandoli ci risultano comprensibili, certo ben più di materia ed energia oscura. Possiamo studiare in diverse lunghezze d’onda la luce emessa o riflessa dai corpi celesti oppure osservarli da più vicino – quando accettano di non disintegrare nella propria atmosfera o sul proprio suolo (laddove presente) le nostre fragili sonde mandate a visitarli. Ciò non toglie che i dati raccolti siano spesso molto complessi da interpretare, come per esempio la presenza di fosfina nell’atmosfera di Venere.
Dove sono tutti quanti?
A proposito della tematica “vita nell’universo”, Amedeo ha scritto un libro stupendo, che prende il suo titolo da una domanda posta da Enrico Fermi, padre di un famoso paradosso. Se ci sono così tanti posti in cui potrebbe essersi originata la vita, infatti, come mai nella nostra apparentemente lunga storia su questo pianeta non abbiamo mai conosciuto qualcuno che sia nato intorno a una stella lontana, come il Ford di Guida Galattica per Autostoppisti? Perché, in quasi cinquant’anni di SETI, non siamo entrati in contatto con nessuna civiltà avanzata? Ci sarà qualcuno, là fuori, capace di leggere le informazioni incise sui dischi d’oro delle sonde Voyager?
La risposta a queste domande, ad oggi, è ancora: “per il momento non lo sappiamo, ma continuiamo a cercare”. A confidare che un giorno l’astrobiologia ci comunichi che da un esopianeta provengono segnali di vita, confermando l’ipotesi puramente statistica che la Terra non sia l’unico granello di sabbia abitato tra le mille spiagge del Cosmo.
Balbi spiega in maniera chiara, lineare e ricca di immagini concetti come quello di relatività, esponendo ogni argomento in maniera comprensibile anche per i non addetti ai lavori. Per approfondire, ecco qualche link:
– Un TED Talk (uno dei molti tenuti da Amedeo e disponibili online) per vedere oltre gli orizzonti, come fece Edwin Hubble alla fine degli anni ’20 del secolo scorso;
– Una live un po’ più impegnativa, ma soltanto per la durata. Si dialoga con Anna Parisi, Licia Troisi e Amedeo Balbi, all’interno del canale YouTube dell’INAF (Istituto Nazionale di Astrofisica). Durante la chiacchierata, tenetevi a portata carta e penna: verranno consigliati un sacco di libri!
– Non solo astronomia: per il canale Elastica, Amedeo ha registrato una breve clip in cui ci rende partecipi di una riflessione che torna attuale per il nuovo periodo di lockdown.