Fine di un’era: tra l’addio di Buffet e l’instabilità politica negli Stati Uniti, i mercati tornano a temere un nuovo flash crash

Di: Fabio Michettoni

LEGGI ANCHE: Punto Mercati – Rialzi estivi e prospettive globali: il mercato sfida le attese

Bisogna stare molto attenti al modo in cui ci si approccia a questo mercato. Il ritiro dalla scena di Warren Buffett segna la fine di un’era di fondamentali della vecchia scuola che un tempo guidavano i mercati. Allo stesso tempo, scoperchia il vaso di Pandora, aprendo le porte a una volatilità molto maggiore e il contenuto di questo vaso è un presidente dall’umore mutevole.

Può capitare che un tweet, un post sui social media o un’apparizione televisiva gli diano una sola parola, facendo aumentare il flusso degli ordini.

Quindi c’è preoccupazione per l’imprevedibilità di Trump, che codifica un contesto per una tempesta perfetta e con la volatilità che rimarrà mediamente elevata per il resto dell’anno.

Trump è come il sole e tutto gira intorno a lui. Per questo motivo, sia gli investitori professionisti che quelli al dettaglio sono costantemente sulle spine.

Da considerare oro e argento, ma si potrebbe anche prendere in considerazione l’idea di investire in materie prime, il cui valore è crollato, come il petrolio, che prima o poi raggiungerà il suo minimo e dovrebbe garantire una buona redditività.

Grafici alla mano: flash crash, ipotesi concreta

Se guardiamo i grafici. A livello quantitativo è successo questo: dopo la distribuzione invernale l’indice S&P500 ha perso i 5.900 punti e poi 5.600 punti, affondando fino a 4.800. Ora siamo tornati a 5.800.

Per mettere nel mirino il massimo storico di 6.147 di metà febbraio, deve essere superata in slancio quota 5.900, perché al momento siamo in un ritracciamento del 61,8% dai minimi, che è una normale sequenza di ritracciamenti di Fibonacci e se non si supera quota 5.900 ci sono concrete possibilità per un riapprodo a quota 5.200.

Per superare quota 5.900 serve molta liquidità, che non c’è. Servono molti fattori favorevoli, che non ci sono e sarà necessario che il presidente sia meno volatile con le sue iperboli, oltreché a rinunciare ai dazi.

Siccome è credibile che questo scenario non sia al momento proponibile, si ritiene che una discesa con re-test a 5.200 sia una possibilità concreta e forse, magari, un drop più profondo, anche con un flash-crash, come accadde nel 2009, perché la liquidità in questo mercato è al minimo come non lo è mai stata negli ultimi anni.

Ricordate, la liquidità è il motore di tutti i mercati. Se la liquidità viene sottratta al mercato, non si ha un contesto di mercato stabile. Senza una maggiore partecipazione da parte di settori come l’energia, i beni di consumo di base e la sanità, il mercato farà fatica a salire di così tanto. Bisogna essere molto attenti a come ci si approccia a questo mercato.

Ultima considerazione, molti deflussi dall’equity USA sono stati dirottati all’estero. Quindi c’è una relativa scarsità di liquidità. Proprio per questo motivo, come già detto, data la mancanza di liquidità, non è da escludere un flash-crash, come quello del 2009.