Stagflazione e incertezza sui mercati: il pessimismo degli investitori cresce mentre il rischio di un’economia inflazionata si consolida

Di: Fabio Michettoni

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Ci sono pochi dati, al momento, che potrebbero scuotere gli operatori di mercato dal loro attuale umore prima del la seconda settimana di marzo ed è verosimile quest’umore resti in una prospettiva ribassista.
Sono tornate le preoccupazioni per un mix indesiderato di inflazione e crescita economica stagnante, solo che questa volta tali timori stanno diventando più difficili da scrollarsi di dosso per gli investitori.
Negli ultimi anni, le preoccupazioni per la stagflazione sono riemerse a intermittenza mentre l’inflazione continuava a crescere oltre l’obiettivo del 2% dei funzionari della Federal Reserve, ma tali timori sono stati ripetutamente sostituiti
dalla fiducia nella forza dell’economia statunitense.

Dagli archivi: L’economia potrebbe dirigersi verso una stagflazione in stile anni ’70. Cosa significa per il mercato azionario e il rally di fine anno? Un andamento rialzista del mercato azionario è destinato a scontrarsi con i timori di stagflazione. Il ritorno di Donald Trump alla Casa Bianca il mese scorso con una storica vittoria elettorale non ha fatto che aumentare l’ottimismo in tutti i settori associati all’eccezionalismo statunitense , ovvero l’idea che l’America abbia caratteristiche uniche e superiori rispetto al resto del mondo, il che avrebbe dovuto sostenere il mercato azionario nel suo complesso, così come il dollaro statunitense. Ora, la minaccia della stagflazione sembra essersi consolidata più saldamente, come dimostrano le azioni statunitensi che sono in ritardo rispetto alle loro controparti europee nel 2025 e un calo dell’1,7% per il dollar index dall’ inizio anno. 0,07%

La sessione di trading di venerdì, che ha caratterizzato gli indici USA per il cali vistosi subiti dal Dow Jones Industrial Average, ha solo sottolineato il sentimento preoccupante che sta prendendo piede tra gli investitori. L’S&P 500 era salito a una chiusura record di sempre di 6.144,15 solo mercoledì scorso.

Per le implicazioni tecniche assunte da qualche settimana e in raccordo alle variabili macro, è ragionevole pensare che la mano istituzionale abbia iniziato a mettere in discussione la sostenibilità della narrazione di un investimento in grado di reggere l’urto di un dibattito sulle prospettive economiche piene di scetticismi e, che questo scetticismo, sia emerso nella maggior parte della reportistica istituzionale che continua a ribadire i rischi di una deriva verso la STAGFLAZIONE che sarebbe un nuovo fattore negativo sostanziale per gli indici azionari.

Il prossimo grande aggiornamento sull’inflazione arriverà venerdì sotto forma di lettura, per gennaio, dell’indice dei prezzi delle spese per consumi personali, o PCE, che è l’indicatore preferito dalla Fed per gli aumenti dei prezzi.
Le letture principali e di base del PCE dovrebbero attestarsi allo 0,3% su base mensile, in base alla stima media degli economisti intervistati dal Wall Street Journal, che corrisponderebbe o supererebbe leggermente le cifre del mese precedente. Tuttavia, le letture principali e di base annuali del PCE dovrebbero rispettivamente scendere al 2,4% e al 2,6%.
Ciò che preoccupa i partecipanti al mercato è che la stagflazione è davvero difficile da contrastare, sia per le banche centrali sia per i trader, perché non esiste un protocollo per contrastarla.