I dati Oxfam parlano chiaro, la disuguaglianza è destinata a peggiorare : la concentrazione della ricchezza accelera, la povertà si cronicizza
Di: Andrea Panziera
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Contrariamente all’epilogo della nota commedia di Eduardo Scarpetta, nella realtà quotidiana non si vede all’orizzonte alcun lieto fine. I ricchi vedranno crescere a dismisura i loro patrimoni, mentre per i poveri sarà impossibile uscire dalla loro drammatica condizione di indigenza. A dirlo non sono io, ma le previsioni dell’Oxfam al recente World Economic Forum di Davos. Una premessa: Oxfam, sigla che sta per Oxford Committee for Famine Relief, è una confederazione internazionale di organizzazioni no profit, le quali si dedicano alla lotta contro la povertà globale mediante aiuti umanitari e progetti di sviluppo. Ne fanno parte 18 organizzazioni di diversi Stati, che collaborano con quasi 3.000 partner locali in oltre 90 Nazioni, per individuare soluzioni durature alla povertà e all’ingiustizia. Nel rapporto presentato a Davos, dal titolo “Disuguaglianza: povertà ingiusta e ricchezza immeritata”, viene evidenziato che nel 2024 la ricchezza degli odierni Paperoni è cresciuta in termini reali di 2mila miliardi di dollari, pari a circa 5,7 miliardi di dollari al giorno, con un trend ben tre volte superiore rispetto all’anno precedente. Contemporaneamente, il numero di individui che vivono sotto la soglia di povertà fissata per convenzione a 6,85 dollari al giorno, è rimasto immutato rispetto al 1990 e annovera più di 3,5 miliardi di individui. Sulla base dell’andamento attuale, ci vorrebbe più di un secolo per portare l’intera popolazione mondiale sopra tale soglia. Anche il rallentamento del tasso di riduzione della povertà estrema, status in cui versa chi non dispone di risorse monetarie superiori a 2,15 dollari al giorno, non presenta miglioramenti. E’ altamente probabile, alla luce dei tagli appena annunciati a tutte le organizzazioni umanitarie dal neo presidente Trump, che le disparità esistenti aumentino ancora di più. Nel 2024, il numero di miliardari è salito a 2.769 rispetto ai 2.565 del 2023. Il valore dei loro patrimoni è aumentato da 13.000 a 15.000 miliardi di dollari in soli 12 mesi. Si tratta della seconda maggior crescita annua di ricchezza individuale verificatasi da quando i beni dei miliardari sono monitorati. L’anno scorso la ricchezza dei dieci uomini più facoltosi al mondo si è incrementata, in media, di quasi 100 milioni di dollari al giorno. In Italia, il patrimonio dei nostri super ricchi i è aumentato di 61,1 miliardi di euro – 166 milioni al giorno – raggiungendo il valore complessivo di 272,5 miliardi, che nel complesso sono detenuti da 71 individui. Tutto ciò a fronte di una situazione estremamente preoccupante per la povertà assoluta, rimasta stabile nel 2023 rispetto ai precedenti 12 mesi, ma vedeva oltre 2,2 milioni di famiglie, per un totale di 5,7 milioni di persone, vivere in questa triste condizione. Ad oggi, il 5% delle famiglie più abbienti possiede il 47,7% di tutta la ricchezza nazionale. Ma qual è la scaturigine di queste fortune di buona parte dei miliardari attuali? Secondo Oxfam, “non solo è fortemente concentrata in poche mani, ma soprattutto è frutto di rendite di posizione. Oltre 1/3 (il 36%) dei patrimoni dei miliardari proviene da eredità. Tutti i super ricchi del mondo sotto i 30 anni hanno ereditato i loro averi; una prima tranche di quello che e’ stato definito come “il grande trasferimento di ricchezza”, per cui si prevede che nei prossimi due o tre decenni più di mille nababbi lasceranno oltre 5.200 miliardi di dollari ai loro eredi. “Ai super-ricchi piace dire che per accumulare enormi patrimoni ci vogliono grandi abilità, determinazione e duro lavoro. Ma la verità è che gran parte della ricchezza estrema non è ascrivibile al merito, ma alla casualità”. Il risultato finale, che può sembrare alquanto paradossale, ma non lo è affatto, visto che dopo gli USA si sta riproponendo anche in Europa, è che “la precarietà economica e la marginalizzazione culturale di ampie fasce della popolazione favoriscono la loro adesione a proposte politiche identitarie, oggettivamente reazionarie, il cui scopo è quello di creare artificiose contrapposizioni tra gli emarginati , mettendoli gli uni contro gli altri. Tornando al contesto italiano, alcuni dati dovrebbero far riflettere. Non sono ancora disponibili le statistiche relative al secondo semestre dello scorso anno, ma quelle del primo appaiono estremamente chiare nella loro cruda realtà e nella loro verosimile direzione. Il 10% delle famiglie più benestanti, titolare di poco meno dei 3/5 della ricchezza netta del Paese, possiede oltre otto volte la ricchezza della metà più povera delle famiglie. Fra queste, Il 5% più abbiente dispone di quasi il 48% dell’intera ricchezza nazionale, che ammonta a quasi il 20% in più di quella complessivamente detenuta dal 90% più povero. Negli ultimi 15 anni, il patrimonio del 10% delle famiglie italiane più ricche si è incrementato di oltre il 7%, mentre quello del 50% dei nuclei più poveri è diminuito di quasi l’1%. L’unico dato positivo dell’ultimo biennio, almeno in apparenza, appare l’andamento del mercato del lavoro. Anche in questo caso, però, i numeri vanno analizzati con attenzione. L’occupazione in Italia è in effetti migliorata, toccando il 62,4%; questo, per merito soprattutto dei lavoratori over-50. Di contro, sono cresciuti anche gli inattivi, ossia coloro i quali, scoraggiati, hanno smesso di cercare un posto di lavoro. A fronte di questi miglioramenti, le retribuzioni rimangono stagnanti, con il salario medio annuale reale che è rimasto invariato negli ultimi 30 anni. Tra il 2019 e il 2023, i compensi lordi sono aumentati del 6-7%, ma con un tasso di inflazione del 17-18% il salario lordo reale è calato di oltre 10 punti percentuali. Questi sono i numeri, rivenienti dalle statistiche ufficiali, i quali, come sempre, fanno giustizia rispetto a promesse, trionfalismi e ad ogni altra forma di marketing politico. Ai lettori la non ardua sentenza.