Momento complicato per il Verona, che ha Como ha rimediato la terza sconfitta consecutiva palesando tutti i limiti difensivi

Di: Nicola Sordo

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Era chiaro che il trend pre sosta non potesse prolungarsi all’infinito, le due vittorie in tre gare avevano galvanizzato un Verona che adesso si ritrova allo stesso punto di un mese fa. Sì, perché dopo il successo di Marassi i gialloblù sono caduti nell’ordine contro Lazio, Torino e Como. A preoccupare è soprattutto la difesa, che ha concesso ben otto gol nelle ultime tre gare. Per Zanetti qualche attenuante c’è, non può essere sua la colpa se Dawidowicz perde la brocca e compromette una partita nelle fase iniziali o se l’arbitro Giua al Sinigaglia si inventa di sana pianta un’espulsione. Non passi però il messaggio che a Como si è perso per colpa dell’arbitro. Vero, il rosso a Suslov ha affossato i gialloblù quando il risultato era ancora di parità, ma il primo tempo di domenica ha visto un Hellas totalmente sopraffatto dall’avversario. Non è la prima volta che il Verona inizia a giocare solo nella ripresa: è successo a Genova e anche in casa col Napoli, in quei casi andò bene certo, ma regalare 45 minuti a questi livelli può essere deleterio. L’allarme difesa l’avevamo lanciato già agli albori della stagione, quando cioè il Cesena (neopromosso in Serie B) era venuto al Bentegodi trottorellando tra un gol e l’altro ed estromettendo prematuramente la compagine di Zanetti dalla Coppa Italia. Contro la squadra di Fabregas sono servite le parate di Montipò per non archiviare la partita già all’intervallo. Onestamente, il livello dei difensori a disposizione (non da quest’anno) non sembra adatto alla Serie A, come strategia ci sta anche lasciare il possesso all’avversario, ma con il baricentro basso visto nei primi 45 minuti diventa complicato risalire il campo in contropiede.

Davanti ormai sembra chiaro che Tengstedt abbia scalato le gerarchie di titolarità. Il danese resta però troppo spesso isolato e abbandonato a se stesso, una criticità a cui Zanetti dovrà porre rimedio in qualche modo. Il giocatore di proprietà del Benfica non ha le caratteristiche della classica prima punta, probabilmente si troverebbe più a suo agio con un compagno vicino, ma in quest’ultimo caso bisognerebbe rivisitare il modulo di base. A centrocampo è rientrato Duda, e già questa è una buona notizia, manca come l’aria Serdar anche se il qui più volte esaltato Belahyane anche a Como è stato tra i più positivi. Che con il rientro del centrocampista tedesco Zanetti proponga un centrocampo a tre? Soluzione che porterebbe maggior equilibrio sicuramente, magari con due trequartisti a dialogare con Tengstedt lasciando le corsie alle avanzate di Tchatchoua e, con questo schieramento, più Bradaric di Frese. Tutte ipotesi ovvio, il mister è Zanetti ed è lui che vede i giocatori tutti i giorni in allenamento. A qualcosa il tecnico vicentino dovrà comunque pensare, venerdì arriva il Venezia e questa gara no, non si può sbagliare.
Nota a margine per il giovanissimo Lambourde: già nei pochi minuti contro il Torino avevamo detto che il tocco di palla era promettente, con il Como è arrivato anche il primo gol in Serie A. Classe 2006, scoperto e acquistato da Sogliano, un gol fatto in tredici minuti giocati. Le premesse sono gustose.

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