Nel mondo digitale dominato dalle immagini, l’invito di Magritte a guardare oltre le apparenze risuona più attuale che mai.
Di: Sofia Boscagin
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René Magritte, pittore belga nato nel 1898 e morto nel 1967, fu uno dei principali esponenti del surrealismo. Sosteneva che “Nella vita tutto è mistero”.
Le sue opere sono un invito ad andare oltre le apparenze, a far pace con l’idea che non tutto è spiegabile o visibile, ma che esiste qualcosa di innominabile ed eterno.
Questo è un concetto centrale nell’epoca digitale, nella quale i social sono la vetrina in cui esporre le proprie apparenze.
Le opere di Magritte ci ricordano che ciò che vediamo è solo una porzione della realtà più grande e misteriosa.

Nell’opera “Il figlio dell’uomo” (1964), una figura maschile in abito scuro e bombetta (ricorrente nei suoi dipinti), si staglia solitaria al centro dell’immagine. Al di là del muretto, un paesaggio infinito: un cielo nuvoloso sovrasta la distesa azzurra del mare.
Una mela galleggia nell’aria e copre il volto del soggetto ormai privo di identità. L’essenza dell’uomo, così come il mare sullo sfondo, risulta inafferrabile.
L’opera può essere letta come una critica alla società borghese che celebra l’omologazione e la standardizzazione a discapito dell’unicità dell’individuo. In questo contesto, un oggetto banale come la mela, può racchiudere in sé il segreto che vive nell’uomo, nelle cose e nell’ambiente. Magritte, infatti, era solito raffigurare elementi comuni come la mela, le pietre, la pipa, che, decontestualizzati, fanno emergere il mistero a lui tanto caro.
“Le persone che cercano il significato simbolico mancano di afferrare la poesia e il mistero inerente alle immagini.” R. Magritte
Poesia che trapela dal volto coperto e dal parapetto che, così come la siepe di Leopardi, invita a vagare con la mente verso “L’infinito”.
Il tradimento delle immagini – Questa non è una pipa

Estremamente attuale anche l’opera del 1929 “Il tradimento delle immagini” nella quale Magritte raffigura una pipa accompagnata dalla scritta in corsivo: “Ceci n’est pas une pipe” (“Questa non è una pipa”). L’artista, in questo modo, va a negare l’evidenza sostenendo che quella raffigurata non è una vera pipa, bensì solo un disegno. Dunque, la rappresentazione non è realtà. Questo è il tradimento delle immagini, e lo vediamo anche oggi nella comunicazione digitale che, semplificata e asciutta, facilmente ci trascina in equivoci e ci rende vittime di fake news e disinformazione. Magritte, con quest’opera, ci ricorda che le parole e le immagini non sono la realtà.
«Chi oserebbe pretendere che l’immagine di una pipa è una pipa? Chi potrebbe fumare la pipa del mio quadro? Nessuno. Quindi, non è una pipa» R. Magritte
Magritte, Decalcomania

In Decalcomania (1966), Magritte gioca ancora una volta con l’ambiguità della visione: a sinistra, un uomo di spalle copre il paesaggio. A destra, il contorno dell’uomo contiene il paesaggio.
L’arte di Magritte ci invita ad abbracciare il mondo sia nella sua apparenza ordinaria che nel mistero, senza mai scordarci di interrogare la realtà, accettando anche di non avere risposte.
“La mente ama l’ignoto. Ama le immagini il cui significato è ignoto, poiché il significato della mente stessa è sconosciuto.” R. Magritte