Il 25 marzo è noto come “Dantedì”, giorno d’inizio – si pensa – del viaggio ultraterreno di Dante. Ne abbiamo parlato con Valentina Iosco

Di: Giovanni Pasquali

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Oggi è il 25 marzo, conosciuto per essere il Dantedì. Una ricorrenza che, nata solo un anno fa, ha già riscontrato grande successo. La nascita si deve al Consiglio dei Ministri, il quale, su proposta del Ministro per i Bene e le Attività culturali e per il Turismo, il 17 gennaio 2020 ha istituito la Giornata nazionale dedicata a Dante Alighieri.

In seguito, il nome ha subìto la riduzione che ormai conosciamo. Alcuni studiosi hanno ipotizzato che proprio il 25 marzo abbia avuto inizio il viaggio simbolico di Dante. Da peregrino, egli parte dalla conoscenza del peccato, e delle corrispondenti punizioni infernali, in direzione della salvezza e pura conoscenza del Bene, passando attraverso uno stadio di purificazione e pentimento.

In occasione del Dantedì di quest’anno ho contattato Valentina Iosco, una giovane studiosa di Filologia moderna e di storia della lingua italiana presso l’Università Stranieri di Siena. Il motivo? Apprezzo particolarmente i contenuti pubblicati sul profilo Instagram della sua pagina, “IoeDante”.  

IoeDante: “La Divina Commedia è di tutti e per tutti”

Valentina si occupa, settimanalmente, di aggiornare la pagina con contenuti pertinenti a diverse rubriche. Sul profilo si possono trovare post relativi a: “Parole ritrovate”, che si occupa di rispolverare parole ormai desuete, presentandone i significati; “Costruire una lingua”, nella quale si ripercorrono le tappe linguistiche del nostro idioma attuale; “Dante in versi”, la lettura di terzine dantesche con rispettivo commento e rimando ai riferimenti specifici.

Non ho dubbi nell’indicare “IoeDante” come una fonte assai attendibile, molto ricca, che sa divulgare con chiarezza e che trasmette passione, la stessa di chi la gestisce.

E’ molto comodo acculturarsi passando, anche pochi momenti, sui social network. Si deve ringraziare Valentina per questo, e tutti coloro che gestiscono pagine di divulgazione culturale. Valentina ha accettato, quindi, di rispondere ad alcune mie domande in merito alla pagina, presentandomi sue considerazioni personali.

L’intervista a Valentina Iosco

Come è nato l’interesse per Dante Alighieri?

“L’interesse per Dante è rinato in modo forte all’università, dove dei professori davvero preparati mi hanno trasmesso la loro passione. C’è stato un momento particolare che si lega anche all’idea di ‘ioedante’. A marzo 2020 ho iniziato a seguire un corso sul Purgatorio di Dante, la cantica più umana sotto certi punti di vista e che forse proprio per questo mi ha parlato, mi ha dato qualcosa. Ho capito che avevo tante cose da dire su Dante e che volevo condividerle con altre persone. Per quanto riguarda le sue opere, devo dire che non c’è solo la Commedia.

Da studiosa di storia della lingua italiana, il De vulgari eloquentia è fondamentale e lo trovo illuminante: Dante è il primo a elencare i dialetti parlati in Italia. Altra opera che amo moltissimo è la Vita Nuova (sì, mantengo il dittongo), l’opera giovanile in cui Dante inizia raccontando del primo incontro con Beatrice e poi affronta la morte della propria musa. Lì inizia tutto. Ci tengo in particolar modo, tanto che sarà oggetto della mia tesi di laurea magistrale”.

Immagino che il tuo percorso universitario sia ormai consolidato: quanto ha influito Dante nella scelta del percorso da seguire?

“Dante ha influito molto nel passaggio dalla triennale alla magistrale, ma credo che sarà ancora più determinante nelle scelte future, come ad esempio per il dottorato. Vorrei avere la fortuna di potermi occupare di Dante ogni giorno della mia vita, anche se sono convinta che una vita intera non basterà mai. Sogno di poterlo studiare e raccontare a lungo, sempre con tanto studio alle spalle e tanta passione per andare avanti”.

Unire l’elemento della divulgazione e i social network pensi sia il giusto connubio per trasmettere la passione per il Sommo Poeta?

“Credo che divulgazione e social siano un connubio che possa funzionare per trasmettere la passione per Dante, o almeno è quello che posso dire basandomi sulle osservazioni e i commenti fatti dalle persone che mi seguono. Credo però che serva anche tanto impegno se si vuole trasmettere informazioni giuste. Per esempio, ci tengo a informarmi su più fonti, a studiare su più testi, per poi raccogliere i contenuti, elaborarli e proporli nel modo più chiaro, diretto e corretto possibile. Non invento nulla a livello di interpretazioni, ma ciò che fa la differenza nel rapporto con chi mi segue penso sia proprio la mia passione”.

Quali sensazioni provi nel realizzare contenuti?

“Le sensazioni variano in base al tipo di contenuto. Quando realizzo “Dante in versi”, il commento lento della Commedia poche terzine alla volta, sento la curiosità che si mette in moto, inizio a fare collegamenti e pensare come raccontarli, ma è anche il momento in cui sono più seria.

Quando creo i post per “Costruire una lingua”, la rubrica dedicata alla storia della lingua italiana, mi diverto a scegliere tra i mille argomenti possibili e provo a immedesimarmi in chi leggerà per capire se possano essere interessanti.

Per la rubrica “Parole ritrovate” mi piace molto sperimentare e proporre cose diverse: parole che ho trovato casualmente leggendo, parole sentite da politici, parole dantesche. Ogni volta è una sorpresa trovarle e cerco di trasmettere la stessa sensazione a chi le leggerà.

Ciò che accomuna tutte e tre le rubriche è il momento della scrittura, perché è un momento silenzioso in cui mi concentro e sento che sto bene con me stessa”.

Mi interesserebbe molto una tua considerazione circa la cosiddetta “voglia”, anche detta “dedizione”, delle persone nell’acculturarsi oggi.

“Decidere di acculturarsi oggi significa prendersi del tempo, significa mettere in pausa il resto della vita che scorre veloce per sedersi alla scrivania della propria stanza o in biblioteca (Covid permettendo) e iniziare a sfogliare libri cartacei o digitali. Significa avere pazienza e coltivare la curiosità, che è fondamentale; e ho come la sensazione che a volte ne siamo sprovvisti.

Invece, sono convinta che essere curiosi, ma anche imparare a diventarlo, sia davvero fondamentale in un mondo come il nostro, dove tutto sembra talmente a portata di mano che appare superfluo andare a ricercare qualsiasi cosa. Avere la pazienza di leggere, imparare a porsi domande, allenarsi a fare collegamenti sono virtù da coltivare e spero che saremo sempre più numerosi ad avere questo desiderio di sapere. Per citare Dante, ‘fatti non foste a viver come bruti ma per seguir virtute e canoscenza’”.